Materie prime agricole in difficoltà. Dopo il cacao ora un’altra commodity sta volando verso nuovi massimi. Si tratta del caffè, tanto amato nel nostro Paese. Negli ultimi 6 mesi le quotazioni di borsa della qualità Robusta hanno registrato un rialzo di oltre il 90% da 2.200 a 4.195 dollari/tonnellata e quelle della varietà Arabica del 55% da 155,25 a 239,85 centesimo di dollaro/Pound.
«Il maltempo continua a mietere vittime tra le commodity agricole. A farne le spese è il caffè, i cui prezzi sono aumentati vertiginosamente quest’anno, volando a un +25%, a causa di condizioni metereologiche avverse che hanno colpito i raccolti dei maggiori produttori come il Brasile, leader nella produzione di arabica, e soprattutto il Vietnam, grande coltivatore di robusta – spiega Ben Laidler, Global markets strategist di eToro. – L’arabica, che rappresenta il 60% dell’offerta totale, è la varietà più delicata e più difficile da coltivare e domina il mercato del caffè macinato, mentre la robusta prevale in quello del caffè istantaneo ed è in media più economica del 30%, anche se questo sconto, alla luce delle difficoltà del Vietnam, potrebbe adesso venire a deteriorarsi. Nonostante la produzione globale sia stata vista in aumento del 6%, questo calo dell’offerta rappresenta una minaccia per le previsioni dell’ICO, l’Organizzazione Internazionale del Caffè, che dopo due anni di grandi deficit stimavano finalmente un ritorno a un piccolo surplus del mercato del caffè quest’anno. E se i chicchi rappresentano solo una frazione del prezzo finale del caffè, è probabile che quest’ultimo aumento del costo della materia prima si sommi al rincaro della manodopera e dell’energia, così come alle strategie aziendali basate sui prezzi: i produttori e le catene di caffè, da Nestlé a Starbucks, continuano infatti a perseguire strategie di “premiumisation”, offrendo prodotti o servizi di qualità superiore (e quindi a prezzi più alti), per soddisfare la ricerca di esclusività della clientela. A livello di consumi, al primo posto troviamo gli europei e, in particolare, i Paesi scandinavi che consumano oltre il quadruplo rispetto agli statunitensi. L’Asia, invece, dove il consumo pro capite sta crescendo rapidamente partendo da livelli bassi, si attesta al secondo posto. Questo è solo l’ultimo caso di impennata nei prezzi di prodotti agricoli determinata dalle dinamiche di offerta, dopo quella relativa al succo d’arancia nel 2023 e al cacao nei primi mesi di quest’anno. L’agricoltura è diventata così il comparto delle commodity che ha registrato le migliori performance nel 2024, con un aumento del 27%, rispetto al modesto del 4% delle materie prime in generale».