Nel 2023 il 22,8% della popolazione è a rischio di povertà o esclusione sociale. È quanto mette in evidenza l’Istat nel suo ultimo report realizzato ad hoc.
«Dati da Terzo Mondo! Anche se il dato è in calo rispetto al 2022, da 24,4% a 22,8%, avere più di un quinto della popolazione a rischio povertà o esclusione sociale è comunque inaccettabile e vergognoso. Il permanere di un’inflazione elevata, dopo l’8,1% del 2022 (indice Nic) si è rimasti al +5,7% nel 2023, ha ridotto i redditi delle famiglie in termini reali, mitigando gli effetti delle politiche di protezione sociale e aumentando le diseguaglianze, essendo l’inflazione, come diceva Einaudi, la più iniqua delle tasse – afferma Massimiliano Dona, presidente dell’Unione Nazionale Consumatori. – Urge una riforma fiscale che, in applicazione del criterio della progressività e dell’art. 53 della Costituzione, tagli drasticamente le imposte a questo 22,8% della popolazione, ridando loro fiato e capacità contributiva».
Anche per il 2022 il reddito di cittadinanza (RdC) continua a rappresentare la misura strutturale più rilevante di contrasto alla povertà. Se nel 2019 le famiglie beneficiarie erano 970 mila, pari al 3,8% del totale delle famiglie italiane, nei due anni successivi di pandemia 2020 e 2021 le stesse sono cresciute rispettivamente al 5,3% e 5,9%, per poi consolidarsi al 6,3% nel 2022, con 1,65 milioni di unità in termini assoluti e benefici medi annui pari a 5.232 euro.