UBS ha completato la fusione della società madre della banca svizzera con Credit Suisse, acquisita l’anno scorso dopo il crollo. Lo scorso giugno è stata completata la prima fusione di due banche di importanza sistemica globale, orchestrata dalle autorità svizzere che temevano che Credit Suisse, tormentato dallo scandalo, fosse sull’orlo del collasso. Sergio Ermotti, CEO di UBS, ha affermato che la fusione rappresenta una “pietra miliare significativa” nell’integrazione, che sarebbe fondamentale per facilitare la migrazione dei clienti sulle piattaforme UBS. «Sbloccherà inoltre la fase successiva di costi, capitale, finanziamenti e benefici fiscali a partire dalla seconda metà del 2024», ha affermato.
L’assorbimento ha lasciato la Svizzera con un’unica banca globale, che vanta un bilancio pari a circa il doppio della produzione economica annua del paese. Ciò ha suscitato timori sul potenziale danno che eventuali problemi di UBS potrebbero causare alla Svizzera e ha spinto il governo a intraprendere misure volte a contenere il rischio di una banca considerata “troppo grande per fallire” (TBTF).
La fusione si è conclusa entro i tempi previsti ed è stata facilitata dal forte sostegno delle autorità di regolamentazione globali, ha affermato UBS. Si prevede che consentirà alla banca svizzera di iniziare con le fasi più complicate dell’integrazione, come la combinazione dei sistemi IT, la migrazione dei clienti e il taglio della forza lavoro della banca ampliata di oltre 110.000 persone.
Nella sua dichiarazione UBS ha affermato che il passaggio a un’unica holding intermedia statunitense è previsto per il 7 giugno e che la fusione tra Credit Suisse ed UBS in Svizzera dovrebbe avvenire ancora nel terzo trimestre del 2024.