I mercati finanziari sudafricani accolgono con favore l’esito della tornata elettorale del fine settimana, nonostante il voto non abbia prodotto un vincitore assoluto. L’African national congress (Anc), il partito di Nelson Mandela al potere dalla fine dell’apartheid, per la prima volta non ha ottenuto la maggioranza parlamentare: il partito, infatti, ha ottenuto il 40,2% dei voti e ora si prepara alle trattative per formare un governo di coalizione.
L’indice azionario di riferimento, il South Africa Top 40 ha aperto in rialzo, dopo quattro sedute di cali e al momento si muove in progresso dell’1,42% a 71.458 punti. Ancora in calo il rand, in ribasso dello 0,53% a 18,7019 per dollaro.
L’Assemblea nazionale deve riunirsi per eleggere un presidente entro 14 giorni dalla dichiarazione dei risultati elettorali, anche se la legge prevede una proroga in caso di mancato accordo sul candidato.
L’Anc deve così cercare alleati per formare un governo di coalizione o quantomeno convincere altri partiti a sostenere la rielezione di Ramaphosa in Parlamento per consentirgli di formare un’amministrazione di minoranza che faccia affidamento su altri gruppi per ottenere il sostegno ed approvare bilanci e leggi.
Una scena che nel quadro politico sudafricano risulta essere del tutto nuova visto che dal 1994, quando Mandela condusse la nazione fuori dal dominio della minoranza bianca, l’African National Congress gode di maggioranza assoluta.
Al secondo posto, staccato di oltre venti punti dall’Anc, c’è Alleanza Democratica (AD), di ispirazione liberista e sostenuta soprattutto dalla minoranza dei bianchi. Al momento ha ottenuto il 21,7%, un risultato in linea con le ultime due elezioni. Il terzo partito più votato invece è stato uMkhonto weSizwe, il partito personale dell’82enne ex presidente del Sudafrica Jacob Zuma, che avrebbe ottenuto una percentuale vicina al 15%.
La situazione rende così possibili diversi scenari futuri, vista la situazione a livello economico: il rand sudafricano è infatti sceso al livello più basso da un mese a questa parte, a causa dell’incertezza del quadro politico.
L’indice del Johannesburg Stock Exchange (Jse) ha ceduto quasi il 2%. Il mercato si aspettava che l’Anc ottenesse almeno il 45%, rendendo possibile l’ingresso in coalizione di un junior partner e il mantenimento di una certa stabilità. Il timore è che adesso però l’Anc possa scendere a patti con l’MK o con l’Eff di formazione di sinistra fondata dall’ex leader dell’ANC Julius Malema entrambi partiti che chiedono l’esproprio delle terre dei bianchi senza indennizzo, la nazionalizzazione della Banca Centrale del Sudafrica e delle banche commerciali, delle assicurazioni e delle imprese minerarie.
La fazione più centrista dell’Anc, guidata da Ramaphosa, potrebbe invece provare a chiedere il sostegno per un secondo mandato dello stesso presidente ad AD, ma sembra al momento uno scenario improbabile vista la storica diffidenza tra le parti, che significherebbe oltretutto includere anche un ulteriore partito espressione della comunità nera. Certamente, nel gioco delle alleanze per la futura Assemblea nazionale, a incidere saranno anche e soprattutto i sei partiti più piccoli, che hanno preso tutti percentuali comprese tra l’1 e il 9%.