Il vice-governatore della Banca del Giappone, Ryozo Himino, ha affermato che la banca centrale deve essere “molto vigile” sull’impatto che i movimenti dello yen potrebbero avere sull’economia, suggerendo che la debolezza della valuta sarà uno dei fattori che influenzeranno la tempistica della sua decisione. «Le fluttuazioni dei tassi di cambio influenzano l’attività economica in vari modi. Influiscono anche sull’inflazione in modo ampio e duraturo, al di là dell’impatto diretto sui prezzi delle importazioni – ha detto oggi Himino in una sessione ospitata dalla Columbia University di Tokyo. – Ecco perché dobbiamo ovviamente essere molto vigili e analizzare molto da vicino l’impatto della volatilità dei tassi di cambio sull’economia, sui prezzi e sulle loro prospettive».
Uno yen debole è diventato un grattacapo per l’amministrazione del primo ministro Fumio Kishida, che ha visto il suo indice di gradimento crollare mentre il declino della valuta ha fatto salire il costo della vita delle famiglie gonfiando il prezzo dell’importazione di cibo e carburante.
A marzo la BOJ ha posto fine a otto anni di tassi di interesse negativi e di una politica di contenimento dei costi di finanziamento a lungo termine intorno allo zero, soprannominato controllo della curva dei rendimenti (YCC). La decisione era in parte mirata a ridare vita a un mercato reso dormiente dall’enorme presenza della BOJ e a consentire alle forze di mercato di guidare i movimenti dei rendimenti. I mercati si stanno concentrando sulla possibilità che l’ente nella prossima riunione politica del 13-14 giugno procederà a una riduzione totale dei suoi ingenti acquisti di obbligazioni. Il rendimento dei titoli di Stato a 10 anni è balzato brevemente all’1,1% la scorsa settimana, il livello più alto da luglio 2011, sulla scia delle crescenti aspettative di un rialzo dei tassi di interesse a breve termine.