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Economia

Il mondo dell’auto elettrica ad un bivio: una svolta decisiva o un pericoloso salto nel buio?

Rossana Prezioso
8 Giugno 2024
Il mondo dell’auto elettrica ad un bivio: una svolta decisiva o un pericoloso salto nel buio?
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Tanti i punti deboli di un mercato che stenta a decollare

Tra concorrenza sempre più agguerrita, problemi sul fronte della produzione, domanda debole ed ecobonus, senza dimenticare la corsa al taglio dei prezzi, il ramo del settore auto dedicato all’elettrico rischia di finire la sua corsa ancora prima di averla iniziata. Una crisi passeggera oppure un punto interrogativo sul quale riflettere per cambiare traiettoria?  A rispondere è Alessandro Bergonzi, Financial Markets Content Specialist di Investing.com.

Quello dell’auto elettrica è un mercato che sta attraversando un momento molto delicato. Tra incentivi per stimolare la vendita e difficoltà per le case produttrici sul fronte delle materie prime indispensabili per alcuni elementi come le batterie ed i microchip il settore è ad una svolta oppure è sull’orlo di un pericoloso salto nel buio?

«Ormai il processo intrapreso sembra irreversibile, nonostante le sfide da affrontare siano ancora molte. Dai costi elevati agli impatti ambientali della produzione e dello smaltimento delle batterie».

Per molti produttori di auto elettriche è già tempo di tagliare sui prezzi. Tesla lo sta facendo da tempo mentre le grandi marche cinesi si stanno specializzando in modelli super economici. Questa corsa al taglio del prezzo è un elemento positivo oppure un campanello d’allarme?

«Per gli operai del settore automobilistico, per lo meno in Italia, non si può dire che sia un elemento positivo. Basti pensare allo storico stabilimento torinese di Mirafiori che va avanti a singhiozzo tra una cassa integrazione e l’altra. Magari, in futuro, la corsa al taglio dei prezzi favorirà i consumatori, ma al momento non mi pare stia accadendo».

Quali potrebbero essere per il settore dell’auto elettrica, le conseguenze dei dazi voluti dagli USA (e forse anche dall’Europa) su un player di primo piano come la Cina?

«L’obiettivo degli Stati Uniti è quello di proteggere le industrie americane dalla concorrenza cinese. I rischi però sono più per l’Europa che per la Cina visto che le auto che non troveranno spazio dall’altra parte dell’Atlantico verranno dirottate qui. Intanto, in attesa che l’Ue decida il da farsi alcune case automobilistiche si stanno già muovendo, come Stellantis che a breve avvierà la distribuzione delle auto elettriche cinesi di Leapmotor in Italia ed Europa.»

Considerando alcune problematiche sul sistema produttivo come i semiconduttori, batterie, colonnine di ricarica, quali sono le difficoltà con cui si trovano a dover combattere i produttori? E quali quelle degli acquirenti?

«La disponibilità futura di alcuni elementi fondamentali per la produzione dei veicoli a batteria è a rischio. Molte delle materie prime che servono per costruire le auto elettriche provengono da Paesi politicamente instabili, come il Congo che è uno dei maggiori produttori di Cobalto e su cui la Cina ha già messo le mani da anni. Quindi la catena di produzione e i costi sono per forza di cose condizionate dagli equilibri geopolitici, si pensi anche alla situazione delicata di Taiwan dove si produce più della metà dei semiconduttori a livello mondiale. I principali ostacoli degli acquirenti invece riguardano il prezzo di vendita e l’autonomia che, se è sufficiente negli spostamenti quotidiani, diventa un problema in caso di viaggi lunghi. Ma anche l’ansia da ricarica. È impensabile che ognuno possegga una colonnina in casa sua e così occorre girare alla ricerca di un punto dove poter fermare la macchina non per qualche minuto come con il classico pieno, ma anche per diverse ore».

Incentivi ed ecobonus possono essere la soluzione per facilitare la diffusione delle auto elettriche?

«Gli incentivi sono sicuramente utili ma rappresentano solo uno degli strumenti per permettere la diffusione dell’elettrico. Intanto, devono essere affiancati da una normativa chiara e trasparente. Poi occorrono opere infrastrutturali. In diverse zone d’Italia manca una rete efficiente di colonnine per la ricarica, oppure le colonnine ci sono ma non permettono la ricarica veloce del veicolo. Inoltre, anche le case automobilistiche devono compiere ulteriori progressi per abbattere i costi e allungare l’autonomia dei veicoli».

Guardando all’Europa, quali sono le nazioni in cui l’elettrico ha preso piede? E quali quelle in cui ancora stenta?

«In base ai dati forniti da ACEA, l’associazione europea dei produttori di automobili, ai primi posti ci sono Finlandia, Danimarca, Svezia e Islanda, dove oltre il 30% delle auto immatricolate nel 2023 è 100% elettrico. Ma il record indiscusso tocca alla Norvegia dove l’anno passato le vendite di veicoli a batteria hanno superato l’82% del totale. Non stupisce che ai primi posti ci siano tutti Paesi del Nord, dove i redditi sono mediamente più alti e i governi hanno sostenuto la vendita di auto elettriche con incentivi all’acquisto e sovvenzioni per la costruzione di un’adeguata rete infrastrutturale».

Al contrario – conclude Bergonzi – in Italia le auto elettriche immatricolate l’anno scorso rappresentano solo il 4,2% del totale, mentre le vendite di veicoli esclusivamente a diesel e benzina hanno inciso ancora per oltre il 46%.

FOTO: shutterstock
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  • Alessandro Bergonzi

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