Secondo quanto reso noto da Poste Italiane in una nota “Poste Italiane comunica di aver avviato, congiuntamente al MEF, il procedimento presso la Consob per l’approvazione del prospetto relativo all’offerta di azioni da parte dello stesso MEF, a seguito dell’approvazione del DPCM del 17 settembre scorso. Tale procedimento è stato temporaneamente interrotto in pendenza delle decisioni e delle valutazioni in corso riguardo alle modalità e ai tempi dell’offerta”, si legge nella nota.
Gabriel Debach, market analyst di eToro, relativo a Poste Italiane ha commentato: «Investire su Poste Italiane oggi potrebbe rivelarsi una mossa interessante, ma è essenziale tenere d’occhio sia le opportunità sia i potenziali rischi. Il titolo brilla per il suo rendimento da dividendo, tra i più generosi del mercato italiano, con un dividend yield che promette di superare l’8% nei prossimi anni. Proprio il dividendo, poi, è al centro del piano industriale 2024-2028, all’interno del quale è sancita la priorità di garantire un dividendo minimo di 1 euro per azione, con un payout fissato al 65%. Questa solidità nella distribuzione degli utili rende Poste un’opzione allettante per chi cerca rendimenti stabili e crescenti nel tempo. Ancor di più se consideriamo che, anche in un contesto di crescita dei ricavi non esplosiva, Poste ha saputo migliorare la propria redditività. Il margine operativo è in espansione e l’EBIT del 2023 ha raggiunto i 2,62 miliardi di euro, con previsioni di crescita fino a 3,2 miliardi entro il 2028. Questi numeri raccontano una trasformazione notevole: da semplice operatore postale, Poste Italiane si è evoluta in un conglomerato finanziario e assicurativo. Ad oggi, solo il 30% dei ricavi deriva dai servizi postali tradizionali, storicamente in perdita. L’ampliamento dell’offerta di servizi è stato strategico: oltre a operazioni bancarie e assicurative, l’azienda ha esteso il suo raggio d’azione a pagamenti digitali, servizi finanziari, assicurativi fino a servizi di luce e gas. Questa diversificazione ha garantito stabilità ai risultati, con margini operativi su base annua che nel primo semestre 2024 si attestano al 23,5%. Ma il vero asso nella manica di Poste è la sua rete di oltre 12.000 sportelli, un vantaggio competitivo che permette all’azienda di raggiungere anche le aree più remote con un’efficacia che nessuna banca tradizionale può replicare. Un elemento significativo a supporto della popolarità crescente del titolo è rappresentato dall’interesse degli investitori retail. Nel terzo trimestre del 2024, Poste Italiane ha registrato il maggior incremento percentuale di posizioni aperte su eToro da parte degli investitori italiani, con un aumento del 150%. Segno di un’attenzione crescente verso le sue prospettive. Nonostante i numeri positivi, alcuni fattori richiedono una certa prudenza. Il titolo sta attualmente viaggiando vicino ai suoi massimi storici, con un rialzo del 25% dall’inizio dell’anno e un total return del 30%. L’annunciato aumento del flottante con l’emissione di una nuova tranche potrebbe alimentare volatilità nel breve periodo. Un ulteriore elemento di attenzione è la forte esposizione della società ai titoli di Stato italiani, con circa 150 miliardi di euro in portafoglio. L’andamento dei tassi di interesse e dello spread rappresenta una variabile cruciale: sebbene i tassi elevati abbiano finora sostenuto i margini di interesse, eventuali inversioni potrebbero impattare negativamente sulle performance future. Un’analisi più approfondita del valore di Poste Italiane si basa sul PEP ratio (Price-Earnings to Profitability), un indicatore che confronta il rapporto P/E (Prezzo/Utile) con la redditività misurata dal RoE (Return on Equity). Il PEP di Poste è pari a 51,30, ben inferiore alla media europea di 80,18, considerando titoli comparabili nei settori finanziario e assicurativo con capitalizzazioni superiori ai 5 miliardi di euro. Un PEP inferiore indica che l’azienda genera un maggior ritorno sul capitale investito rispetto al prezzo pagato per l’azione, segnalando un’opportunità di valore per l’investitore. Attualmente, Poste è scambiata con un P/E LTM (Last Twelve Months) di 9,4x, suggerendo che il titolo potrebbe essere sottovalutato rispetto agli utili storici. Guardando al futuro, il forward P/E NTM è previsto a 8,2x, al di sotto della media degli ultimi cinque anni, segno che il mercato potrebbe non aver ancora pienamente scontato il potenziale dell’azienda. Al contempo, Poste vanta un RoE del 18,33%, a dimostrazione dell’efficienza con cui utilizza il proprio capitale, un livello significativamente superiore alla media di settore. Il PEP basso non significa solo un prezzo contenuto, ma soprattutto un migliore equilibrio tra redditività e prezzo rispetto ai concorrenti europei. Per un investitore di lungo termine, questo si traduce nella possibilità di ottenere maggiore valore per ogni euro investito. Come si suol dire tra gli investitori, “il prezzo è ciò che paghi, il valore è ciò che ottieni.”»