Mancano professionisti. Più di due terzi delle imprese italiane segnalano difficoltà nel trovare le competenze necessarie per le proprie attività, soprattutto per quanto riguarda profili tecnici, indicati dal 69,2% delle aziende, e personale per mansioni manuali, segnalate dal 47,2% a livello nazionale e dal 58,9% nel settore industriale. A lanciare l’allarme è l’indagine di Confindustria, presentata oggi a Roma nel corso del convegno Competenze e lavoro: l’Indagine Confindustria e le sfide delle imprese.
Le difficoltà si concentrano soprattutto in settori chiave come la transizione digitale e green, ma anche l’internazionalizzazione rappresenta un’area critica per circa un terzo delle imprese.
Per far fronte a queste problematiche, le imprese puntano innanzitutto sulla formazione del personale interno, adottata dal 59,7% delle aziende. Molte realtà, pari al 49% del totale, si affidano invece a consulenze esterne per colmare i gap di competenze, mentre quasi un terzo (28,5%) partecipa a iniziative educative territoriali.
«Le imprese italiane faticano a trovare profili adeguati in molti settori strategici, segno di un forte disallineamento tra competenze richieste e offerte. A peggiorare il quadro, contribuiscono il calo demografico e l’invecchiamento della popolazione, che amplificano la carenza di lavoratori, rendendo necessario aumentare la partecipazione al mercato del lavoro e attrarre immigrati qualificati. Il disallineamento tra domanda e offerta di lavoro non riguarda solo le imprese, ma l’intero Paese, compromettendone lo sviluppo economico. Serve un approccio sistemico che coinvolga istituzioni, aziende e sistema educativo in uno sforzo comune e coordinato per rispondere a questa sfida», ha detto Lucia Aleotti, vicepresidente di Confindustria con delega al Centro Studi.