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Economia

Collezionismo che passione, gli oggetti più ricercati da sei italiani su dieci

Maria Vincenza D'Egidio
12 Dicembre 2024
Collezionismo che passione, gli oggetti più ricercati da sei italiani su dieci
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Dal vintage al digitale, il fenomeno è in espansione e si tende a spendere più che per le vacanze

La ricerca dell’oggetto raro, il piacere di custodire un piccolo tesoro, la soddisfazione di completare una serie rappresentano una vera e propria passione per gli italiani e le italiane: il 60% possiede attualmente una collezione e il 33% ne ha avuta una in passato.

‘Monete e banconote’, ‘film e DVD’, carte collezionabili, ‘fumetti e manga’ le più popolari. Una passione che conquista in modo trasversale uomini (57%) e donne (43%), con preferenze che variano a seconda dell’età.

Tra i più giovani spopolano le collezioni di ultima generazione: iI 58% di chi colleziona trading card e il 52% degli appassionati di action figure ha tra i 18 e i 34 anni. I più adulti prediligono, invece, oggetti dal gusto vintage: è over 45 il 50% dei cultori di francobolli, il 62% di chi colleziona vinili e il 52% di chi predilige film e DVD.

Il fascino di fumetti e manga non conosce età e travalica i confini generazionali, appassionando estimatori dai 18 ai 65 anni.

Al collezionismo si dedica molto tempo e spazio nel proprio quotidiano: la collezione preferita ha in media 7 anni e conta circa 140 oggetti.

Foto: Shutterstock

La maggior parte dei collezionisti riserva due ore settimanali a questa passione e mediamente ciascuno ne possiede più di 2 tipologie diverse. Un valore anche in termini economici: mediamente ciascuna collezione vale sui 3.500 euro.

Il digitale è un canale di riferimento: il 62% dei collezionisti lo utilizza per acquistare nuovi pezzi e il 42% per vendere, con un ricavato medio annuo di 1.165 euro.

Questa è la fotografia che emerge dall’indagine commissionata a Ipsos da eBay, marketplace globale da sempre attento alle passioni della sua community.

Identikit dei collezionisti

Over 35, principalmente collezionano francobolli e monete, spesso ereditati da un parente e destinati ai propri discendenti.

La loro passione è sostenuta dalla prospettiva che, nel tempo, il valore del tesoro possa crescere e offrire un ritorno economico. Custodita gelosamente da anni, la collezione viene ammirata nei momenti liberi.

L’investimento economico per ampliarla è contenuto, ma dedicano tempo alle stime, considerandola una forma di investimento e un capitale per la famiglia.

La vendita non è priorità, ma se avviene, prediligono i mercatini e la ricerca dell’affare, sognando un piccolo profitto extra.

Per 7 persone su 10, collezionare è un modo per esprimere la propria personalità, evadere dallo stress e ampliare le proprie conoscenze.

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È anche un’occasione per socializzare e conoscere altre persone che condividono la stessa passione (59%), oltre che una priorità: per ampliare la collezione, rinunciano ad altri interessi, dalle uscite fuori a cena (48%), ai prodotti di uso quotidiano (47%) alle vacanze (41%).

La passione per il collezionismo è trasversale per genere ed età, con una forte presenza tra i giovani: il 76% di chi ha tra i 18 e i 34 anni possiede una collezione.

I collezionisti italiani sono curiosi, nostalgici e meticolosi. La scintilla può nascere da una passione personale (55%), oppure perché ereditata da un parente (13%) o dopo aver aiutato qualcuno ad avviare una collezione (9%).

I più giovani (18-24 anni) sono attratti dall’estetica, dalla rarità e dalla storia del singolo pezzo. Per tutti gli altri, dai 25 e ai 65 anni, prevale il piacere di collezionare, la soddisfazione di cercare, trovare e conservare gli oggetti.

Foto: Shutterstock

Per 7 persone su 10, collezionare è un modo per esprimere la propria personalità, evadere dallo stress e ampliare le proprie conoscenze.

È anche un’occasione per socializzare e conoscere altre persone che condividono la stessa passione (59%), oltre che una priorità: per ampliare la collezione, rinunciano ad altri interessi, dalle uscite fuori a cena (48%), ai prodotti di uso quotidiano (47%) alle vacanze (41%).

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Le regioni del Sud guidano la classifica per maggior densità di collezionisti, con il 68% dei siciliani e il 67% degli abitanti della Campania che si dedicano ad almeno una collezione.

Le regioni del Sud guidano la classifica per maggior densità di collezionisti, con il 68% dei siciliani e il 67% degli abitanti della Campania che si dedicano ad almeno una collezione.

I nostalgici analogici 

Dai 45 anni in su, collezionano soprattutto vinili e film/dvd, avvolti da un’aura di nostalgico romanticismo. Non sono accumulatori seriali e trascorrono fino a tre ore a settimana tra bancarelle, ricerche online di edizioni limitate e il piacere di godersi un film o un disco che ha segnato la loro vita.

La passione, spesso ultradecennale, è espressione della loro personalità e una valvola antistress, nutrita da nostalgia e ricerca di evasione.

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Acquistano online e offline ma, da bravi analogici, prediligono la caccia al tesoro nei mercatini. Non sacrificano altri piaceri per la collezione e non pensano tanto a vendere o far stimare i pezzi, prediligono il valore affettivo.

I cacciatori di carte collezionabili

Gen Z e Millennial dinamici e social, con lo smartphone in una mano e un raccoglitore nell’altra, ricercano carte per alimentare la loro collezione. Meticolosi, ambiziosi ma anche estroversi, dedicano anche più di quattro ore a settimana alla loro passione per le carte Pokémon, Magic o sportive, nata spesso per aiutare un amico, da una conversazione illuminante o dalla nostalgia dell’infanzia.

L’obiettivo? Completare il set, far parte di una community e rivivere la magia di un tempo. Ma con un occhio al portafoglio: la rivalutazione delle carte è un’opportunità di guadagno, un vero e proprio investimento.

Per scovare le rarità, si affidano all’online, fanno le dovute stime e vendono per realizzare profitti, finanziare nuovi acquisti o disfarsi di pezzi che hanno perso appeal.

I cultori di manga e fumetti

I collezionisti di fumetti e manga sono una specie in continua evoluzione, meticolosa e trasversale a tutte le generazioni. Spesso vantano un’istruzione elevata, dimostrando che supereroi e samurai non precludono carriere brillanti.

La collezione, nata da una passione personale, esprime la loro personalità e i loro interessi. C’è sempre una sfida aperta, che è quella di completarla, trasformandola in un investimento.

Foto: Shutterstock

Alcuni sacrificano uscite con gli amici per nuove rarità, vendono online pezzi superflui e acquistano sia online che offline, prediligendo però la fumetteria di fiducia. Sono animali sociali, digitali e analogici, guidati da una passione che li spinge a spendere, vendere, scambiare e, soprattutto, sognare.

I pezzi da collezione più amati

Le collezioni più amate dagli italiani vedono ai primi posti monete e banconote (15%), trading card (10%) e fumetti e manga (9%). E la passione per questi oggetti si conferma nel tempo: il 48% delle collezioni di monete e banconote ha più di 10 anni.

Anche collezioni più recenti, come carte collezionabili (80%) e fumetti e manga (59%), dimostrano una notevole longevità, con una durata fino a 10 anni. Le carte collezionabili sono quelle a cui si dedica più tempo: il 30% dei collezionisti ci investe oltre 4 ore settimanali

A ogni generazione la sua collezione preferita: tra i giovani (18-34 anni) spopolano le trading card e le action figure. Gli over 45 mostrano un gusto più retrò: francobolli, vinili e film e DVD.

Su eBay.it le collezioni più popolari sono: trading card, action figure, collezionismo cartaceo, modellismo statico e militaria. I pezzi più ricercati sono carte Pokémon, oggetti della Prima guerra mondiale e modellini di treni.

L’oggetto più raro? Una carta Charizard del set base italiano in prima edizione certificata PSA 10, unica al mondo ad aver ottenuto la valutazione PSA 10.

L’online è il canale di riferimento

L’online si conferma un canale primario per l’acquisto (62%) e la vendita (42%) di oggetti da collezione. Nel 2023 la spesa media online è stata di 902 euro e il 20% dei collezionisti ha dichiarato un incremento nel 2024.

I collezionisti riconoscono il web come un canale redditizio: il ricavato medio delle vendite online è stato di 1.165 euro nell’ultimo anno.

Chi vende online lo fa per finanziare l’acquisto di nuovi pezzi (23%) o per realizzare un profitto dalla rivendita, grazie all’aumento di valore che acquisisce nel tempo (26%).

Foto: Shutterstock

Internet è la principale fonte di informazione, seguito da fiere e mercatini e negozi specializzati. I marketplace sono molto apprezzati dai collezionisti, eBay risulta essere il più conosciuto (57%).

Per eBay, il collezionismo rappresenta una delle categorie più rilevanti, con una crescita costante negli anni, grazie a un’ampia offerta di prodotti che permette agli appassionati di poter fruire di un’esperienza completa e personalizzata.

«Il collezionismo è una categoria cruciale per eBay, un vero e proprio ecosistema di passioni che condividiamo con la nostra community e che vogliamo continuare a supportare – commenta Lorenzo Leonardi, Collectibles & Media, Category Manager eBay Italia – Questa indagine conferma l’importanza e il potenziale di questo settore. Continueremo a investire per offrire ai collezionisti un marketplace ricco di opportunità e un’offerta sempre più ampia e variegata, per continuare a essere una piattaforma dinamica e un punto di riferimento per tutti gli appassionati».

Cosa collezionare

Dagli orologi alle sneakers, dalle figurine alle borse, dalle monete alle bambole, dai fumetti ai gioielli: gli italiani sono un popolo di collezionisti.

Sei su dieci si definiscono tali e se la percentuale viene riportata sul totale significa che sono 33 milioni quelli che inseguono qualche passione raccogliendo oggetti e spendendo, in media, 1.381 euro l’anno.

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L’interesse è talmente forte da superare per valore l’importo messo in conto per le proprie vacanze estive, per le quali si spendono in media 1.130 euro a persona.

E’ la fotografia dell’Italia che colleziona scattata in occasione della presentazione del rapporto sui 100 oggetti iconici del 21/o secolo realizzato da Catawiki, il portale di aste online per oggetti selezionati.

Nella lista appaiono la casa giocattolo Malibu di Barbie e il whisky giapponese Yoichi Nikka, la roadster elettrica Tesla prodotta nel 2008 in soli 2.450 esemplari e la carta Charizard della prima edizione dei Pokemon, gli orologi Omega indossati da James Bond e la cover per il telefonino a forma di sacchetto di patatine MacDonald’s realizzata da Moschino.

Foto: Barbie

Ma non mancano anche oggetti inattesi, come il tappeto che riproduce uno scontrino di Ikea o la maglietta dei trasportatori DHL firmata dal brand elitario Vetements e venduta già all’inizio a 185 dollari.

L’indagine sul mondo delle collezioni, realizzata insieme a Hiperbeast, ha monitorato cinque paesi europei con 4500 persone intervistate, per analizzare tendenze e caratteristiche di questa passione.

Per l’Italia i dati mostrano un trend in crescita per il collezionismo, che tra i più attivi vede i lombardi seguiti dai campani, siciliani, laziali e veneti.

La spesa nei prossimi 3-5 anni – stima la ricerca – potrebbe crescere in Italia del 37%, più che negli altri Paesi esaminati, raggiungendo i 1.892 euro a testa, con una particolare propensione da parte dei giovani della generazione X che in media potrebbero arrivare a 2.092 euro.

Al momento, invece, nei cinque Paesi la spesa media si attesta a 1.500 euro e vede quasi la metà degli adulti europei avere una collezione.

Ad attirare gli italiani sono soprattutto i libri (49%), gli orologi (33%) i gioielli (32%), le fotografie (32%) e le tradizionali banconote e monte (32%).

Foto: Ansa

Ma l’Italia, a guardare i dati del portare Catawiki, risulta essere il primo Paese per l’acquisto di borse e il secondo per coloro che le mettono in vendita.

«L’Italia è il primo mercato in termini di spesa tra i Paesi chiave in cui è presente l’azienda – ha dichiarato il Ceo di Catawiki Ravi Vora – Lo scorso anno, sono stati oltre 250.000 gli italiani che hanno fatto un’offerta sul portale, in crescita di circa il 18% rispetto al 2022».

Queste cifre riflettono la passione dietro questo hobby che il 96% dei collezionisti italiani vive anche tramite il web e le fiere, si seguono per rimanere aggiornati.

Il 22% segue sui social media influencer o esperti relativi alla propria passione e un altro 22% conduce personalmente ricerche approfondite per diventare esperto nell’area di interesse.

Già perché il collezionismo per alcuni è una passione, per altri un guadagno. Tra gli italiani il 36% degli intervistati ha iniziato a collezionare per preservare gli oggetti di valore per le generazioni future, il 68% dei collezionisti italiani controlla regolarmente il valore della propria collezione e il 32% prevede di rivenderla per aumentare il proprio reddito (percentuale che sale al 42% per la generazione Z).

Ognuno segue per la propria collezione/passione percorsi diversi. Lo raccontano bene due dei selezionatori italiani di Catawiki esperti in due settori molto gettonati.

«Per le bambole il fenomeno Barbie rimane imbattuto, anche in Italia, soprattutto dopo il successo del film – spiega Cecilia Vicini Ronchetti esperta di bambole ed orsacchiotti – L’impatto si è visto anche sui prezzi di vendita che sono aumentati del 20%».

Foto: Ansa

Per la generazione Z collezionare oggetti rappresenta un nuovo modo di interagire e socializzare. I Millennials sono la generazione che attualmente spende di più per il collezionismo (1.450 euro all’anno), mentre i Boomer lo vivono più come un ‘affare privato’ e sono meno inclini a rivendere gli oggetti e solo il 15% sarebbe disposto a farlo.

Collezioni più di tendenza: le più amate

Le collezioni più amate vedono ai primi posti monete e banconote (15%), trading card (10%) e fumetti e manga (9%).

E la passione per questi oggetti si conferma nel tempo: il 48% delle collezioni di monete e banconote ha più di 10 anni. Anche collezioni più recenti, come carte collezionabili (80%) e fumetti e manga (59%), dimostrano una notevole longevità, con una durata fino a 10 anni. Le carte collezionabili sono quelle a cui si dedica più tempo: il 30% dei collezionisti ci investe oltre 4 ore settimanali.

Nel 2023 la spesa media online è stata di 902 euro e il 20% dei collezionisti ha dichiarato un incremento nel 2024.

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Chi vende online lo fa per finanziare l’acquisto di nuovi pezzi (23%) o per realizzare un profitto dalla rivendita, grazie all’aumento di valore che acquisisce nel tempo (26%).

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La tassazione: come funziona per i collezionisti d’arte

Una sentenza della Corte di Cassazione, la 19363 del 15 luglio 2024, ha riacceso il dibattito sulla tassazione dei collezionisti d’arte. Il collezionista in questione aveva venduto, per il tramite di una nota casa d’aste, un’opera di Claude Monet che aveva acquistato sette anni prima.

Secondo l’Agenzia delle Entrate, la plusvalenza ottenuta dalla vendita dell’opera – oltre cinque milioni rispetto al prezzo di acquisto – costituiva “reddito derivante da attività commerciale non esercitata abitualmente”, soggetta quindi a imposizione.

Foto: Shutterstock

Il collezionista sosteneva, invece, che la vendita dell’opera non dovesse essere soggetta ad alcuna imposizione, trattandosi dell’unico affare da lui concluso in tutto l’anno ed essendo stata l’opera venduta unicamente con l’intento di acquistarne altre e rinnovare la propria collezione.

La tassazione dei collezionisti e la Cassazione

Sebbene in primo grado fossero state accolte le argomentazioni del collezionista, la Commissione Tributaria di II grado di Trento ha ritenuto che la plusvalenza ottenuta dalla vendita dell’opera oggetto di causa rientrasse nella nozione di “redditi diversi”, soggetta a imposizione.

Così, il giudice di seconde cure ha qualificato il collezionista come “speculatore occasionale” (cioè persona che acquista occasionalmente opere d’arte per rivenderle allo scopo di fare utili).

Il collezionista aveva quindi fatto ricorso per Cassazione, rigettato con la sentenza del luglio scorso.

Focus sul caso Monet: Le argomentazioni dei giudici, le case d’aste e le esposizioni

La Commissione Tributaria di II grado aveva individuato diversi elementi rivelatori dell’“intento speculativo” del collezionista: il primo è l’intermediazione nella vendita di una nota casa d’aste, per il solo fatto che “le case d’asta svolg[o]no attività commerciale”.

Tale argomentazione è fuorviante: al di là dei riflessi positivi per la tracciabilità, anche ai fini fiscali, delle vendite all’asta (si pensi che le somme di aggiudicazione sono pubbliche), la compravendita di opere di artisti come Monet non può che avvenire per il tramite di professionisti.

Poi c’è l’esposizione dell’opera presso prestigiosi musei con finalità di valorizzazione, un’attività che sarebbe strumentale alla migliore valorizzazione dell’opera.

Foto: Shutterstock

Ciò risulta in contrasto con i tempi moderni e con i principi costituzionali di promozione del patrimonio storico e artistico del Paese: al di là del fatto che opere di autori come Monet non necessitano di una mostra per incrementarne la notorietà e il valore, accettare che il prestito di opere a musei per esposizioni e mostre possa costituire un indice rivelatore dell’intento speculativo del collezionista significherebbe scoraggiare i collezionisti privati ad aprire le loro collezioni al pubblico e limitare la circolazione e fruibilità di beni del patrimonio storico e artistico del Paese.

Cosa che comporterebbe un danno in termini culturali per la collettività, in particolare se si considera che la maggior parte dell’arte contemporanea è oggi nella disponibilità di privati.

Caso Monet: detenzione e plusvalenza

Poi ci sarebbe il breve periodo di tempo di detenzione (7 anni): sebbene non esplicitato, dalle conclusioni della Commissione si può desumere che la detenzione di un’opera per sette anni non sia sufficiente per smarcare l’intento speculativo al momento della vendita.

Anche questa conclusione lascia molti dubbi: non si spiega perché per i beni immobili è sufficiente la detenzione per cinque anni al fine di beneficiare dell’esenzione sull’imposizione delle plusvalenze generate dalla loro successiva vendita, mentre per i beni mobili (che dovrebbero circolare più facilmente di quelli immobili) non ne sono sufficienti sette.

Quindi è stato addotto l’importo della plusvalenza generata dalla vendita dell’opera, oltre cinque milioni di euro.

Questo ragionamento pare semplicemente inconsistente: più che un’argomentazione giuridica, essa sembra piuttosto espressione della volontà dell’Agenzia delle Entrate di cercare di individuare a tutti i costi elementi rivelatori di una capacità contributiva nei confronti del collezionismo anche se questa spesso manca.

La necessità di una riforma sulla tassazione dei collezionisti d’arte

Il problema che emerge dal caso Monet non è tanto l’imposizione o meno sulle plusvalenze conseguite dalla vendita di un’opera d’arte, bensì l’assenza di una norma basata su criteri oggettivi che individui in modo inequivocabile i casi di compravendita tra privati soggetti ad imposizione.

La recente pronuncia rende, quindi, evidente come sia ormai necessario procedere all’attuazione della Legge delega per la riforma fiscale che prevede, appunto, una delega al legislatore affinché proceda con «l’introduzione di una disciplina sulle plusvalenze conseguite, al di fuori dell’esercizio di attività di impresa, dai collezionisti di oggetti d’arte, di antiquariato o da collezione nonché, in generale, di opere dell’ingegno di carattere creativo appartenenti alle arti figurative, escludendo i casi in cui è assente l’intento speculativo, compresi quelli di plusvalenza relativa a beni acquisiti per successione o donazione, nonché esonerando i medesimi da ogni forma dichiarativa di carattere patrimoniale».

È dunque auspicabile che, con l’attuazione di questa legge delega, il legislatore contemperi le esigenze di equità del sistema tributario con quelle di promozione e fruizione della cultura, possibilmente evitando i gravi errori commessi in passato nel tentativo di normare la materia.

 

FOTO: Shutterstock
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