Li chiamano robotaxi e sono il risultato più evidente dell’incontro tra il ramo elettrico del settore automobilistico e l’intelligenza artificiale. Un risultato che per molto tempo è stato considerato come il futuro del trasporto sia di persone che di merci. Ma lo è ancora?
I sistemi di guida autonoma puntano sull’interazione tra sensori, radar, telecamere e GPS i cui dati vengono costantemente analizzati e interpretati da software di intelligenza artificiale appositamente addestrati per riconoscere situazioni di pericolo ed intervenire.
Non solo. Monitorando costantemente la situazione generale i veicoli a guida autonoma potrebbero riuscire a calcolare immediatamente il percorso migliore e, soprattutto, anche prevedere le zone più trafficate da evitare in determinati orari. Il risultato sarebbe un’ottimizzazione estrema di tempi con evidenti risparmi anche sul fronte dei costi operativi: zero spese per il conducente e disponibilità h24 di mezzi. E ancora: avendo la certezza della disponibilità di un mezzo di trasporto in moli potrebbero evitare l’acquisto ed il possesso di un’auto con tutti i vantaggi non solo per le tasche ma anche per l’ambiente. Parallelamente, infatti, si libererebbe spazio nelle ingolfate città italiane molte delle quali, in quanto caratterizzate da centri storici, si adattano poco alla presenza di grossi volumi di traffico.
Ma non è tutto oro ciò che luccica. Partendo proprio da quest’ultimo punto è bene ricordare che se esiste una tecnologia come i robotaxi è bene che anche le strade (non solo italiana) siano adeguate per il servizio offerto. Al di là di questo, e quindi della creazione di una rete infrastrutturale o di un adeguamento di quella già esistente, resta la questione legale, ovvero definire un quadro normativo per regolare l’uso e soprattutto dirimere le diatribe in ambito di sicurezza ed incidenti. Infatti in caso di sinistri la colpa a chi andrebbe? Alla casa produttrice dell’auto, a quella del software, all’azienda proprietaria del robotaxi?
Ma il problema è anche più ampio. La crisi del settore elettrico è sotto gli occhi di tutti e recentemente la diffidenza verso la guida autonoma (che di fatto presuppone l’assenza di una guida umana) ed alcune difficoltà che potrebbe incontrare il software di controllo (soprattutto sul fronte etico in caso di manovre per evitare un incidente) hanno portato molte incertezze sul futuro di questo nuovo protagonista.
A questo si è aggiunto il vero problema, forse, alla base di tutto: altissimi costi presenti e futuri (basti pensare a quelli dettati dalla manutenzione dei veicoli) a fronte di ritorni ancora da definire. Anche sulle tempistiche. Ecco, allora, che molte aziende che avevano intercettato il progetto “robotaxi” si sono trovate di fronte ad una scelta al limite dell’obbligato: abbandonare.
L’esempio più eclatante è quello di General Motors. Risale infatti al 2016, quindi in tempi non sospetti, l’acquisizione di Cruise, azienda specializzata nella guida autonoma. Un investimento che allora richieste più di 8 miliardi di dollari e che oggi, invece, deve registrare la fine. Infatti l’azienda automobilistica di Detroit ha deciso di chiudere i rubinetti.
Il 10 dicembre Mary Barra, amministratrice delegata di General Motors, ha avvisato gli investitori sulle ultime strategie decise dai vertici: veicolare le conoscenze acquisite da Cruise nell’ambito della guida autonoma per la creazione di veicoli personali.
Indubbiamente un peso significativo nella scelta è stato rappresentato dall’incidente che nell’ottobre del 2023 ha visto coinvolto un veicolo sperimentale della Cruise. Dalle indagini scaturite sono emerse anche alcune violazioni sui protocolli di sicurezza che hanno portato l’azienda a dover pagare ingenti somme sotto forma di multe.
L’intenzione è puntare a qualcosa che permetta la guida hands free, ovvero la presenza dell’essere umano ma solo come elemento di sicurezza. Il resto, infatti, sarà eseguito dal software. In casa GM il nome del progetto in questione sarà Super Cruise ed avrà un livello 4 di guida autonoma. Da ricordare che i vari livelli di sicurezza sono divisi a seconda dell’automazione di cui il veicolo è dotato partendo dal livello 0, cioè quello delle comuni auto attualmente a circolazione, fino ad arrivare al 5 che dovrebbe essere di completa automazione. La strategia Super Cruise si collocherebbe al livello 4.
Come detto, dunque, i livelli adottati partono dallo zero (nessuna guida autonoma). Andando avanti si ha il livello 1 (guida assistita) dove il conducente viene supportato dalla vettura nell’accelerazione e frenata. Al livello 2 si ha l’automazione parziale che è il livello più alto tra le automobili in commercio. In queste auto il controllo del volante ad opera del software è solo parziale con la possibilità del parcheggio autonomo. Il guidatore è ancora il solo responsabile dell’andamento dell’autovettura. Dal livello 3 si parte con la fase sperimentale dell’automazione condizionata dove il software riesce a gestire l’auto purché non ci siano cambiamenti improvvisi della situazione. Il livello 4 e il 5 sono, intempestivamente, quelli di alta automazione e automazione completa. Quest’ultima, in particolare, ben lontana dall’arrivare.
Un ragionamento ha fatto desistere GM ma non Tesla che, pioniera del settore elettrico e forte anche dell’apporto di un Elon Musk ormai molto influente in politica, ha da tempo avviato sperimentazioni con il suo Cybercab che il cui compito sarebbe quello di battere sul tempo la concorrenza, in particolare Waymo, il progetto di Google, che negli USA può contare su 650 Jaguar I-Pace autonome. Nel robotaxi come investimento su cui puntare ci crede anche Toyota che con i suoi minivan Toyota Sienna a guida autonoma di May Mobility potrebbe avviare operazioni di guida senza conducente in tre città. Segue a ruota anche Baidu che ha appena ottenuto l’autorizzazione a testare il suo robotaxi Apollo Go a Hong Kong mentre è già attivo nelle città cinesi di Wuhan e Chongqing. Non cambia la fiducia nemmeno tra i grandi nomi del Vecchio Continente. Volkswagen guarda alla mobilità autonoma commerciale, progetto che potrebbe diventare operativo nel 2026.