Secondo un recente rapporto di Morningstar, un’azienda statunitense che si occupa di redigere studi su prodotti di investimento e altre aziende, il 2024 si sta rilevando come l’annus horribilis per i fondi ESG che nel terzo trimestre registrano una raccolta netta di soli 10 mld di dollari circa contro i 160 mld di soli tre anni fa.
La sigla ESG racchiude i tre settori principali e cioè: ambiente, società e governance e ogni comparto fa riferimento a un insieme particolare di principi come l’impegno ambientale, il rispetto dei valori aziendali e se un’azienda opera con diligenza e correttezza.
Questo risultato rispecchia una sempre maggiore sfiducia degli investitori verso alcuni strumenti collegati alla sostenibilità, malgrado l’importanza della crisi climatica e lo sviluppo di strategie di investimento sempre più all’avanguardia. E’ senz’altro una tendenza inattesa specialmente in circostanze in cui le conseguenze dei cambiamenti climatici sono sempre più palesi e le risposte messe e a disposizione degli investitori sono in continua crescita. Un’inversione di marcia c’è stata nei primi mesi del 2022 ed ha coinciso con l’inizio delle ostilità tra Russia e Ucraina. D’altra parte il settore degli armamenti è tagliato fuori dall’universo ESG.

Francesco Megna-autore del pezzo
I fondi ‘Green’ sono nati col principio che nemmeno un euro deve essere destinato all’acquisto di armi. Da qui la spiegazione dello scostamento dei flussi finanziari. Da allora la raccolta netta dei fondi sostenibili ha subito un brutale stop. Ma il disaffezionamento verso queste forme di investimento è stato determinato anche da una eccessiva regolamentazione successivamente implementata col nobile obiettivo di contenere il greenwashing, ovvero, quella tecnica di comunicazione o di marketing di certi operatori economici finalizzata a realizzare un’immagine di sé falsamente positiva sotto il profilo ambientale con l’obiettivo di distogliere l’attenzione della gente dagli effetti negativi per l’ambiente delle loro attività.
Da qui una valanga di norme che hanno congestionato gli uffici adibiti ai controlli interni di banche, assicurazioni e sgr. C’è anche un aspetto più politico: a frenare l’entusiasmo ESG dell’industria del gestito si adoperano da tempo i Repubblicani americani con una massiccia campagna anti-green. Inoltre i tassi di interesse sino a poco tempo fa elevati e l’aumento dei costi delle materie prime ha colpito le aziende con focus sulla crescita, come quelle che studiano soluzioni per il clima e le fonti di energia alternative. Sono i fondi legati alle energie rinnovabili ad aver accusato il colpo con riscatti per oltre 15 mld di dollari mentre le difficoltà incontrate dalle case automobilistiche europee hanno determinato una raccolta negativa di oltre 3 mld di dollari per i fondi che investono in mobilità sostenibile. L’Europa si conferma leader nel settore ESG; ciononostante i fondi che investono nel comparto hanno registrato cali significativi da inizio anno e le previsioni rimangono negative.
La ripresa potrebbe arrivare il prossimo anno con l’auspicato ribasso dei tassi di interesse nonostante le incertezze politiche.
Esperto di Finanza ed Economia