Una settimana fa la banca centrale europea tagliava i tassi di interesse sottolineando il fatto che l’economia del Vecchio Continente fosse in contrazione. La stessa decisione veniva presa qualche giorno dopo dalla Federal Reserve, la banca centrale statunitense, sullo sfondo di un’economia, invece, forte e resiliente che per il prossimo anno, quindi, sarebbe andata incontro solo a due tagli, meno di quanto atteso dagli analisti..
Eventi, questi, attesi spesso con ansia da mercati finanziari ed operatori a causa di decisioni che, apparentemente lontane dall’economia reale, invece influiscono direttamente sulle tasche dell’uomo della strada. Infatti il taglio o l’aumento dei tassi viene preso anche in conseguenza di un’inflazione che vede rialzi o ribassi e che, di conseguenza, può erodere o meno il potere d’acquisto del consumatore. Un quadro complesso sul quale è necessario, a questo punto, fare chiarezza
Cos’è una banca centrale? La definizione di banca centrale più immediata e forse anche più diffusa presso l’opinione pubblica è “banca delle banche”. Teoricamente la caratteristica principale di una banca centrale dovrebbe essere l’autonomia operativa e decisionale dei vertici rispetto alla politica di un paese. Ovviamente si registrano in alcune realtà pressioni più o meno esplicite che i banchieri centrali assimilano o meno. Sebbene ogni nazione (e quindi ogni valuta nazionale) abbia la sua banca centrale, il caso della BCE risulta essere relativamente anomalo. Infatti regola le sorti della moneta unica di una zona, l’Europa, che di fatto è composta da realtà nazionali autonome e aventi ognuna, a sua volta, una banca centrale nazionale (si guardi, ad esempio, a Bankitalia o alla Bundesbank).
Da qui lo status di istituto sovranazionale assunto dalla BCE. Funzione primaria di una banca centrale è l’emissione di di moneta sulla quale ogni banca centrale ha il monopolio. Contemporaneamente l’istituto è anche responsabile della distribuzione sul mercato e sul territorio nazionale. Anche in questo caso si deve aprire una parentesi per la BCE la quale, in queste funzioni, è coadiuvata dalle singole banche centrali delle nazioni europee.
Sono le banche centrali (BCE per l’euro) a gestire le politiche monetarie delle nazioni regolando quindi anche il relativo costo della vita e le decisioni sui tassi di interesse delle valute di riferimento, tassi che hanno influenza anche su obbligazioni e titoli di stato. Saranno a questi tassi di interesse che gli istituti di credito nazionali dovranno guardare nel caso di operazioni a imprese e cittadini. I tassi di interesse bassi solitamente permettono un aumento della richiesta dei finanziamenti (meno costosi da restituire) stimolano la circolazione di moneta, i consumi e la domanda.
Ma anche il rischio di un aumento dell’inflazione con conseguente instabilità finanziaria, uno degli scenari che proprio la banca centrale è chiamata ad evitare. Infatti tra i suoi compiti c’è anche il mantenimento della stabilità dei prezzi (da citare una particolarità: la Federal Reserve statunitense annovera tra i suoi compiti, anche quello riguardante il raggiungimento della piena occupazione).
Ritocchi al rialzo dell’inflazione, come è noto, portano ad un’erosione del potere d’acquisto di una moneta facendo aumentare i prezzi. Negativo, però, è anche lo scenario inverso ovvero quello della deflazione quando, cioè, i prezzi scendono troppo. Un prezzo troppo basso, infatti, rischia di avere ripercussioni sulle imprese che non riescono ad avere una giusta collocazione dei prodotti a prezzi adeguati. Da qui la perdita di profitto con tutte le conseguenze note, non ultima il taglio dei posti di lavoro.
Evidente, dunque, la necessità di agire con equilibrio per restare nel range stabilito (attualmente il 2% sia per la BCE che per la Fed). Ma anche la possibilità, in caso di gravi crisi valutarie, di acquistare o vendere valute straniere sul mercato dei cambi (Forex) per veicolarne il prezzo e, in ultima analisi, il rapporto di cambio tra queste e la valuta nazionale rappresentata dalla banca centrale stessa.
Ma la banca centrale gestisce anche i rapporti finanziari con le altre banche nazionali nel caso, ad esempio, della cosiddetta riserva obbligatoria ovvero il deposito in contanti che ogni istituto di credito è obbligato a depositare presso la banca centrale del proprio paese e la cui percentuale è decisa dalla banca centrale stessa. Una strategia resasi necessaria per permettere alla banca centrale di organizzare l’erogazione del credito e monitorare la presenza di valuta sul territorio.
Ed è sempre alla banca centrale che compete la gestione delle riserve ufficiali che sono composte da un insieme di asset che comprendono oro, valuta straniera o altri diritti speciali presso il Fondo Monetario Internazionale.