L’industria italiana della bici vale 1,6 miliardi di euro grazie soprattutto alle e-bike che hanno visto un aumento del 25% sul 2020. Nei prossimi anni il mercato è destinato a crescere, merito anche del reshoring. Diversi gli investimenti da parte del Governo
L’Italia si conferma primo produttore europeo di biciclette con una quota di mercato del 21%, seguito da Germania e Portogallo. L’anno scorso, secondo Banca Ifis, sono state prodotte 3,2 milioni di bici nel Paese e a fare da traino sono state le e-bike con un aumento del 25% sul 2020. Il fatturato è così salito del 7,4% e vale 1,6 miliardi.
Il mercato è destinato a crescere: nel triennio 2021-2023 la produzione di biciclette si incrementerà di oltre il 7% anno su anno, merito anche del fenomeno del reshoring, ossia della decisione di molti imprenditori di riportare in Europa attività in precedenza delocalizzate. Banca Ifis stima infatti che la fabbricazione di 2,8 biciclette all’anno rientrerà in Europa, con un’accelerazione nel biennio 2022-2023, corrispondente al 18% della produzione totale europea.
Tutto questo ha conseguenza positive anche sull’occupazione. Per ogni 1.000 bici riconsegnate all’assemblaggio ogni anno in Europa vengono creati dai tre ai cinque posti di lavoro, mentre per ogni 1.000 e-Bike l’intervallo è compreso tra 6 e 9 posti di lavoro.
E sono diversi gli investimenti che il Governo ha messo in atto. Nel Pnrr sono previsti investimenti per complessivi 600 milioni di euro per finanziare la realizzazione delle ciclovie turistiche (400 milioni) e delle ciclovie urbane (200 milioni), per un totale di 1.800 chilometri. Si preannuncia inoltre la definizione entro l’estate del Piano Generale per la Mobilitá ciclistica che conterrá le linee guida attraverso le quali il Mims intende promuovere la mobilitá a due ruote.