Il presidente di Panama ha proposto alla canadese First Quantum Minerals un nuovo contratto di concessione, che moltiplicherebbe per dieci le tasse per poter operare
A rischio il futuro della più grande miniera dell’America centrale, la miniera di rame a cielo aperto gestita dalla società canadese First Quantum Minerals, in mezzo alla vegetazione sulla costa caraibica di Panama.
L’attività del sito, iniziata a febbraio 2019, potrebbe interrompersi tra qualche giorno. Il presidente di Panama, Laurentino Cortizo, ha dato un ultimatum alla società quotata a Toronto affinché accetti un nuovo contratto di concessione, che moltiplicherebbe per dieci le tasse dovute al Paese per poter operare la miniera.
«Ci hanno dato una scadenza del 14 dicembre», ha detto ad Afp il direttore della società a Panama, Keith Green, un ex diplomatico scozzese. «Intendiamo raggiungere un accordo, ma la trattativa è un po’ bloccata» ammette.
Se l’azienda rifiuta i termini del nuovo contratto, dovrà cessare le sue attività nel Paese dopo aver investito più di 10 miliardi di dollari tra lavori, costruzione di una centrale elettrica, un porto, alloggi per i 7.200 dipendenti o l’acquisto di macchinari pesanti. Il presidente Cortizo ha annunciato il 18 gennaio la sua intenzione di rafforzare le condizioni operative del sito. Con il nuovo contratto, l’azienda canadese dovrebbe versare allo Stato panamense circa 375 milioni di dollari l’anno, dieci volte di più rispetto ad oggi.
«Panama ha il diritto inalienabile di ricevere entrate eque per l’estrazione delle sue risorse minerarie, perché il rame è panamense» ha affermato Cortizo.
La miniera è la più grande dell’America centrale e produce 300.000 tonnellate di concentrato di rame all’anno, afferma Green. Contribuisce fino al 75% dei proventi delle esportazioni di Panama e rappresenta il 4% del Pil, afferma.