
L’Italia potrebbe ottenere il 10% come prestito, vale a dire 2,5 miliardi, ma solo nel 2021. Il tutto dopo un versamento di 2-3 miliardi di garanzie
Il Piano Sure, quello messo in campo dalla Commissione europea per scongiurare la disoccupazione nell’era del Covid-19 (leggi qui per approfondire) potrebbe essere un buco nell’acqua per l’Italia, esattamente come gli altri tre pilastri del tanto decantato bazooka europeo, ovvero il Recovery Fund da 750 miliardi, il Mes sanitario da 240, il fondo Bei da 200.
È previsione unanime che nel nostro Paese la crisi economica post Covid-19 si aggraverà in autunno, con un forte aumento della disoccupazione. Ma dei 100 miliardi del fondo Sure è quasi certo, stando ai numeri, che l’Italia potrebbe soltanto rimetterci invece di guadagnarci. E quindi altro che aiuto! “Risulta obiettivamente molto poco realistico che lo strumento Sure possa dare luogo a un tesoretto in tempo utile, questo autunno, e per di più vicino a un ammontare di dieci miliardi entro il 2020 – affermano alcuni analisti. – Prima bisogna versare le garanzie. Poi raccogliere i fondi sui mercati con le emissioni obbligazionarie. Non solo. Poiché l’adesione non è obbligatoria, alcuni paesi Ue potrebbero non partecipare, riducendo così la disponibilità futura. Per cui l’effettiva erogazione del prestito appare incerta nei tempi e nei volumi“.
Ecco, facendo un po’ di conti, l’Italia potrebbe ottenere il 10% come prestito, vale a dire 2,5 miliardi, ma non quest’anno bensì nel 2021, ammesso che il fondo riesca veramente a partire. E questi soldi potrebbe anche non arrivare in un’unica soluzione. Il tutto dopo un versamento di 2-3 miliardi di garanzie che, a quando pare, sono “irrevocabili, liquide e immediatamente esigibili“.
Insomma più che un affare sembra una beffa. Esattamente come si stanno rivelando gli altri strumenti. Il Recovery Fund abbiamo già spiegato che forse non servirà a nulla (approfondisci qui); per quanto riguarda il Mes sanitario, il Governo Conte-Gualtieri è spaccato in due, con i grillini contrari. E per attivarlo serve il voto del Parlamento, dal quale Conte si tiene abitualmente alla larga, nel timore di uno sgambetto da parte della sua stessa maggioranza. I prestiti da 200 miliardi della Banca europea per gli investimenti sono ancora in alto mare, nella fase preliminare dell’istruttoria, che richiede da parte dei Paesi Ue il versamento anticipato di 25 miliardi di garanzie su cui basare i prestiti.
Insomma, a guardare il bazooka europeo sembra un grande bel regalo infiocchetto per bene ma poi, se se lo si scarta con cura, ci si accorge che dentro non c’è nient’altro che fuffa…
di: Maria Lucia PANUCCI
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