
Cambia il modo di vivere il viaggio tra digitale e burocrazia
Tra i settori che hanno maggiormente avvertito lo scossone della pandemia c’è sicuramente il turismo. Le riduzioni dei flussi globali secondo l’Ocse vanno tra il 60 e l’80% rispetto al 2019 e la perdita economica si aggira intorno ai 1.100 miliardi di euro, tre volte superiori a quelle determinate dalla crisi economica del 2009. Un discorso a maggior ragione valido per l’Italia, che nel 2019 era stato tra i Paesi più visitati al mondo. Assoturismo ha evidenziato una contrazione degli arrivi del 61,8% nel 2020 e una perdita di circa 50 miliardi di euro di consumi per le attività ricettive e i servizi del turismo.
E nel post Covid? Con la ripresa il turismo è ripartito, ma le modifiche sono state molteplici, alcune dichiarate altre involontarie, come spesso accade dopo un grande scossone. L’emergenza pandemica ha accelerato alcune macro tendenze in tutto il mondo, a partire dallo slow tourism, ovvero il turismo lento, passando per l’importanza sempre più marcata della sostenibilità.
Il turista del 2021 presta molta attenzione all’impatto del proprio viaggio sull’ambiente, cercando strutture concepite per impattare poco. Inoltre, c’è una maggior consapevolezza e dunque una maggiore attenzione ai temi di privacy e sicurezza, soprattutto rapportata al digital: il turista richiede sempre più di aumentare la digitalizzazione in fase di check in in modo da diminuire i contatti potenzialmente rischiosi e tutelare i dati personali. Basti pensare che secondo l’Osservatorio innovazione digitale nel Turismo, solo il 2% dei viaggiatori italiani tra 18 e 75 anni non ha usato internet per alcuna attività nel corso dell’ultima vacanza.
di: Micaela FERRARO
FOTO: ANSA
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