
Le autorità giudiziarie di Italia, Germania e Ungheria, coordinate da Eurojust, hanno avviato perquisizioni nelle sedi nazionali dell’azienda giapponese
L’azienda automobilistica giapponese Suzuki è accusata di aver falsificato i dati sulle emissioni di azoto dei suoi motori diesel, attraverso dispositivi illegali, per riuscire a rientrare nei limiti imposti dalle normative europee. Le autorità giudiziarie di Italia, Germania e Ungheria, coordinate dall’agenzia comunitaria Eurojust, hanno avviato perquisizioni nelle sedi nazionali dell’azienda.
Sono state perquisite le sedi commerciali di Bensheim e Heidelberg in Germania (dove la multinazionale ha la sua sede europea), a Corbetta in Italia e Esztergom in Ungheria.
Stando a quanto riferito da Eurojust, i dispositivi per le letture false sarebbero stati montati nei motori diesel prodotti da Fca Italia (oggi Stellantis), mentre le centraline per la gestione delle emissioni sono state fornite dalla Magneti Marelli. I motori italiani sono poi passati in Ungheria per essere assemblati negli stabilimenti Suzuki e distribuiti in Europa.
Secondo i pubblici ministeri tedeschi, citati da Reuters, le indagini riguardano sia i dirigenti responsabili della compagnia giapponese, sia quelli di Marelli. Un portavoce di Suzuki ha detto all’emittente televisiva Deutsche Welle che la società e i suoi funzionari in Germania “stanno cooperando con le autorità inquirenti”. Dichiarazioni simili sono arrivate da
Nel 2020 i suv Suzuki Vitara, sempre con motore diesel, avevano sforato i limiti di emissioni, rischiando il divieto di vendita in tutta l’Unione Europea.
Un nuovo “dieselgate”, quindi, potrebbe abbattersi sul mondo delle auto, dopo quello che ha colpito Volkswagen nel 2015, quando la casa automobilistica tedesca ammise di aver truccato le emissioni di 11 milioni di veicoli, che costò all’azienda circa 40 miliardi di euro in rimborsi e riparazioni.
di: Francesca LASI
FOTO: SHUTTERSTOCK
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