Mentre il caro-vita e l’inflazione corrono, gli stipendi degli italiani sono fermi quando non diminuiti
Il giudizio dell’Ocse sullo status degli stipendi in Italia è impietoso: in un periodo di riferimento di 30 anni che va dal 1990 al 2020, il nostro è l’unico Paese europeo in cui le retribuzioni anziché aumentare sono diminuite del 2,9%.
Non stupisce quindi se una recente analisi internazionale di Adp conferma che gli italiani si aspettano fortemente aumenti salariali e sarebbero pronti a fare pressioni sui propri datori di lavoro, visto il costo della vita in costante aumento.
Secondo il sondaggio, condotto in 17 Paesi fra 33mila persone di cui duemila in Italia, il 76% dei lavoratori si appresta a chiedere un aumento di stipendio nell’arco di 12 mesi. Degli intervistati italiani lo chiederebbero il 65% dei lavoratori, al 68% uomini e al 62% donne.
Per quanto riguarda le aspettative, il 41% dei lavoratori italiani prevede di ottenere un aumento del salario nel prossimo anno (anche qui più gli uomini, 44%, che le donne, 38%). Il 21% dei lavoratori si aspetta una promozione (24% uomini contro il 17% delle donne) e il 25% un bonus (27% uomini, 24% donne).
È evidente insomma come le donne siano più pessimistiche rispetto agli uomini in tal senso.
La ricerca evidenzia anche come per il 62% degli italiani la retribuzione costituisca il fattore più importante del loro impiego. Il 23% del campione dichiara inoltre di non essere soddisfatto della propria condizione lavorativa, anche qui maggiormente nelle donne (24% contro 21%).
In molti casi, nel 36% degli intervistati, si evidenzia addirittura un aumento del carico di lavoro che non corrisponde però ad un aumento delle retribuzioni. Un altro elemento che emerge di frequente riguarda le ore di lavoro extra che non vengono retribuite; in media, in Italia si lavorano 6,1 ore aggiuntive di straordinari non retribuiti a settimana.
«Le aziende dovranno conciliare tale spinta per salari più alti con le proprie disponibilità finanziarie e con il soddisfacimento delle esigenze dei lavoratori su altri fronti – spiega l’hr director di Adp Italia Marisa Campagnoli – come dare loro la flessibilità che desiderano e che oramai è imprescindibile».