
L’allarme è dell’ufficio studi della Cgia: Lombardia, Lazio ed Emilia le più penalizzate, in forte sofferenza l’interland milanese
Per Natale le imprese italiane non vedono nessuna buona notizia sotto l’albero. L’aumento dei tassi di interesse deciso dalla Bce “comporterà, tra il 2022 e il 2023, un aggravio degli oneri sui prestiti alle Imprese di circa 15 miliardi di euro”. Lo scrive l’Ufficio studi della Cgia in una stima per nulla rosea per le imprese del nostro paese. L’ipotesi è stata tarata in previsione di un aumento medio dei tassi di interesse del due per cento tra il 2022 e il 2023, applicando questo incremento alla luce del fatto che quest’anno il valore medio del tasso Bce si attesterà attorno allo 0,6 per cento e per effetto dei provvedimenti che tra lo scorso mese di luglio e l’inizio di novembre lo hanno alzato dallo zero al due per cento. Ne deriva un aumento del costo del denaro per le imprese, l’anno prossimo, pari a 14,9 miliardi di euro.
Le regioni più penalizzate da questo segno più dei tassi sono, in prospettiva, quelle dove si concentrano le attività produttive che si avvalgono dell’aiuto degli istituti di credito: la Lombardia (+4,33 miliardi di euro), il Lazio e l’Emila Romagna (entrambe con +1,57 miliardi), seguite dal Veneto (+1,52 miliardi) e dal Piemonte (+ 1 miliardo). Quasi tre dei 15 miliardi di maggiore costo del denaro di cui le aziende dovranno farsi carico l’anno prossimo “picchiano” infatti sulla platea di imprese del Nord. In generale, non risparmiando nemmeno le famiglie, gli aumenti dei tassi rischiano di comportare una brusca frenata alla crescita economica nostrana, che potrebbe attestarsi tra lo 0,3 e lo 0,4 %. E lunghe ombre inquietanti si stagliano anche in tema di occupazione.
Ma le cattive notizie non finiscono qui. Secondo le ultime stime elaborate da Ernest & Young1, in Italia i prestiti bancari complessivi sono destinati a scendere dell’1,8 per cento. A questa contrazione contribuiranno tutti i settori di credito. Quelli ipotecari, ad esempio, dello 0,3 %, il credito al consumo dell’1,5 % e gli impieghi alle Imprese addirittura del 2,8 %. La buona notizia è che la criticità dovrebbe durare poco. L’altra cattiva è che interesserà tutta l’Europa.
A livello territoriale Milano sarà la provincia più “penalizzata” d’Italia: le imprese ubicate nell’interland del capoluogo meneghino dovranno farsi carico nel 2023 di un maggior aggravio dovuto all’aumento dei tassi di interesse pari a 2,3 miliardi di euro. Seguono le provincie di Roma con 1,4 miliardi, Torino con 567,5 milioni di euro, Brescia con 524,3 milioni e Bologna con 403,9 milioni di euro. Chiudono la graduatoria a livello nazionale Enna con maggiori costi pari a 9,7 milioni, Isernia con 9,5 e Vibo Valentia con 9,3 milioni di euro.