
Listini bloccati, gli investitori “congelano” gli entusiasmi e aspettano nuove dagli States
C’è cautela e trepidazione nelle borse europee che non festeggiano il calo (troppo lento) dell’inflazione dell’Eurozona, che a dicembre è scesa al 9,2% dal 10,5% di novembre. Anche se la “pagella” è migliore delle più cupe stime dei giorni scorsi i listini restano poco mossi, così come i titoli di Stato. Gli investitori sembrano essere delusi dal dato sull’inflazione “core”, quella al netto delle componenti più volatili (energia e alimentari) che a dicembre ha toccato un nuovo record del 5,2%, superiore ai vaticini degli analisti che si attendevano un 5% come quello dello scorso novembre. «Il calo è stato guidato dai prezzi dell’energia e dalle misure fiscali e non offrirà troppe rassicurazioni alla Banca Centrale Europea – evidenzia l’economista di Bloomberg, Maeva Cousin -. Al contrario, l’aumento dell’inflazione ‘core’ aggiungerà preoccupazioni al consiglio direttivo circa la persistenza dell’inflazione. Se queste forti pressioni dovessero essere confermate nel corso del 2023, il ciclo di rialzi dei tassi è probabile che continui nel secondo trimestre».
Milano reagisce con rialzo dello 0,5% e guida la classifica davanti a Londra (+0,3%) e Parigi (+0,2%) mentre Francoforte resta indietro cedendo lo 0,02%, indebolita anche dal crollo del 5,3% degli ordini di fabbrica a dicembre. A Piazza Affari si distinguono Saipem (+2,3%), Bper (+2,2%), Prysmian (+1,5%), Hera (+1,5%) e Iveco (+1,4%), in un contesto di acquisti su utilities, finanziari ed energetici, mentre arrancano Diasorin (-1,5%), Amplifon (-0,6%) e Nexi (-0,5%). Anche lo spread Btp-Bund resta congelato, con il valore fermo a 202 punti base e il rendimento del decennale italiano stabile al 4,3%. Ora gli occhi dei mercati sono puntati alle nuove (si spera buone) che devono arrivare dagli Stati Uniti e dalla Fed, dove però sono attesi una frenata nella creazione di nuovi posti di lavoro e un tasso di disoccupazione stabile al 3,7%. Wall Street resta alla finestra con i future sui principali indici poco mossi.