Nel 2022 il turismo organizzato si è chiuso con un fatturato di 9,3 miliardi di euro rispetto ai 12,7 miliardi del 2019, per un totale di oltre 3,4 miliardi di euro in meno
Il turismo organizzato riparte ma sono ancora lontani i livelli pre-Covid. Gli italiani nel 2022 hanno ripeso a viaggiare e le agenzie di viaggio e tour operator a lavorare, ma per il settore lo scorso anno, con 9 mesi di reale operatività dopo l’allentamento delle restrizioni, si è chiuso con un fatturato di 9,3 miliardi di euro, ancora nettamente inferiore rispetto ai 12,7 miliardi del 2019, per un totale di oltre 3,4 miliardi di euro in meno. In pratica è ancora sotto del 27%. E’ quanto emerge da uno studio condotto dall’osservatorio Assoviaggi-Cst sul turismo organizzato, secondo cui c’è ancora tanta strada da fare.
Rispetto al periodo precedente alla pandemia il comparto del turismo organizzato registra 1.308 addetti in meno, il -4,5% del totale, senza contare i titolari d’impresa. Un crollo occupazione che avrebbe fatto rumore se avesse coinvolto qualche grande impresa, ma che invece è passato quasi inosservato. «Le Agenzie di viaggio – commenta Gianni Rebecchi, presidente di Assoviaggi Confesercenti – hanno resistito ma, alla fine, hanno dovuto affrontare la lunga crisi innescata dal Covid con strategie di riduzione dei costi, in particolare chiudendo le unità locali (filiali) e, purtroppo, riducendo il personale. Tagli sofferti, che si sarebbero potuti evitare se i governi passati avessero agito più rapidamente».
Ora l’obiettivo per il 2023 è quanto meno tornare ai livelli pre-Covid.
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