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Politica

Cina-Usa, Blinken a Pechino. WP: “Accoglienza riluttante”

Giulia Guidi
16 Giugno 2023
Cina-Usa, Blinken a Pechino. WP: “Accoglienza riluttante”
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Il governo cinese non ha ancora dato nessun dettaglio sulla visita. Secondo il Post dietro l’accoglienza gelida che Pechino riserverà a Blinken c’è una “nuova” sensazione di “sicurezza” “Improbabile” che un solo […]

epa10674640 US Secretary of State Antony Blinken addresses the 2023 American Israel Public Affairs Committee (AIPAC) Policy Summit in Washington, DC, USA, 05 June 2023.  EPA/MICHAEL REYNOLDS

Il governo cinese non ha ancora dato nessun dettaglio sulla visita. Secondo il Post dietro l’accoglienza gelida che Pechino riserverà a Blinken c’è una “nuova” sensazione di “sicurezza”

“Improbabile” che un solo viaggio possa cambiare le cose tra Cina e Stati Uniti in un contesto in cui c’è un “divario enorme” tra le due parti su interessi e posizioni ed è difficile separare politica e affari. Scrive così il Washington Post mentre si attende l’arrivo del segretario di Stato Usa a Pechino.

“L’accoglienza riluttante della Cina”, titola il giornale, secondo cui è tutta una questione di economia dopo mesi di gelo a livello diplomatico e tensioni alle stelle per la vicenda del pallone spia cinese che, lo scorso febbraio, portò all’annullamento della visita di Antony Blinken nel gigante asiatico. “In realtà, la parte cinese non ripone speranze in risultati significativi dalla visita di Blinken – commenta Wang Yong, direttore del Centro di economia politica internazionale dell’Università di Pechino – Si potrebbe dire che la Cina non nutre alcuna speranza su questo incontro”. E Blinken, “probabilmente, non sarà il benvenuto”.

I cinesi non hanno ancora dato nessun dettaglio sulla visita. Mercoledì nel colloquio telefonico con il segretario di Stato Usa, il ministro degli Esteri cinese Qin Gang ha ripetuto che “è chiaro dove stanno le responsabilità” quando si tratta delle sfide nei rapporti tra Cina e Stati Uniti.

Secondo il Post dietro l’accoglienza gelida che Pechino riserverà a Blinken c’è una “nuova” sensazione di “sicurezza”. Ovvero – spiega Zhao Minghao, professore dell’Istituto di studi internazionali dell’Università Fudan di Shanghai – la Cina “ha registrato progressi diplomatici (ha accolto leader stranieri come Emmanuel Macron e Ursula von der Leyen, ha facilitato il disgelo tra Arabia Saudita e Iran, ha proposto una sua iniziativa per la fine della guerra in Ucraina e ha presentato un piano per risolvere la questione palestinese) e in queste circostanze potrebbe ora ritenere che ci siano le condizioni giuste per trattare con gli Usa”.

Anche se Pechino, osserva il Post, cerca di stabilire un ordine mondiale separato che non sia dominato dagli Stati Uniti, la Cina ha ancora bisogno degli investimenti e del commercio Usa. E li vuole. Il gigante asiatico deve infatti affrontare una crescita lenta per gli standard cinesi, un rallentamento del settore immobiliare, livelli record di disoccupazione giovanile e una contrazione degli investimenti esteri.

E’ uno dei motivi principali per cui i cinesi hanno corteggiato figure come Bill Gates, che oggi – hanno riferito i media ufficiali cinesi – è stato accolto a Pechino da Xi. Prima di lui è stata la volta di Jamie Dimon, ad di JpMorgan, di Laxman Narasimhan di Starbucks ed Elon Musk. Secondo Zhao, “la Cina spera che le relazioni con gli Usa possano migliorare in parte per aiutare la ripresa economica”.

Ma, scrive ancora il Post, separare politica e affari è difficile. Sequoia Capital, che in passato ha investito in ByteDance, ha deciso nei giorni scorsi di scindere le proprie attività in Cina e negli Usa. Il giornale evidenzia anche i “segnali contrastanti” che arrivano dai cinesi, con un riferimento ai casi Mintz Group e Bain & Company, ma anche i timori suscitati dalla recente revisione della legge sullo spionaggio.

E non risparmia l’Amministrazione, che “non ha reso le cose più facili”. Lunedì sono finite nella lista nera più di 30 aziende cinesi accusate di aver venduto tecnologia Usa ai militari cinesi e sono attese nuove limitazioni per gli investimenti nel gigante asiatico. E pur dando il benservito ai funzionari politici e della Difesa, ricorda ancora il Post, il ministro cinese del Commercio Wang Wentao ha incontrato la segretaria al Commercio Usa, Gina Raimondo, e la rappresentante per il Commercio, Katherine Tai.

Per la Cina la visita spiana anche la strada ad altre missioni, a cominciare dall’inviato per il clima John F. Kerry e dal segretario al Tesoro, Janet L. Yellen, convinta che il decoupling con la Cina “sarebbe un grande errore“.

I funzionari cinesi, conclude il Post, guardano anche all’incontro dell’Apec (Asia-Pacific Economic Cooperation) previsto per novembre a San Francisco, che potrebbe essere occasione di un incontro tra Xi e Biden. “Se c’è una speranza di risultati concreti da questa visita – commenta Wang – potrebbe essere un segnale che il leader cinese si recherà negli Usa per partecipare all’Apec”.

Ma affinché ciò accada si dovranno creare “condizioni più positive”. E, secondo Jessica Chen Weiss, docente alla Cornell University, “considerati i livelli attuali di sfiducia e tensione nelle relazioni, un buon risultato sarebbe una miglior comprensione delle preoccupazioni e delle linee rosse di ciascuno” e “progressi modesti nelle aree di interesse comune”.

Cambiamenti climatici, sanità pubblica e lotta al traffico di droga sono per la Cina possibili aree di collaborazione, evidenzia Wang dell’Università di Pechino. Ma – avverte Lau Siu-kai, professore di sociologia all’Università cinese di Hong Kong – la “Cina non si fa illusioni” sulla possibilità che Washington “cambi posizione su Taiwan”, l’isola di fatto indipendente che Pechino considera “parte inalienabile” del suo territorio e per la quale vuole la “riunificazione”. E, “senza alcuna possibilità di colmare il divario su questi temi, qualsiasi riavvicinamento è impossibile”.

(foto ANSA)

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