
Elon Musk è volato in Israele, dopo le accuse di antisemitismo e ha incontrato i vertici dello Stato ebraico, cioè il premier Benyamin Netanyahu e il presidente Isaac Herzog
«I fatti contano più delle parole», ha postato il miliardario poco dopo il suo arrivo quasi a voler zittire i suoi critici e ribadire che le accuse mosse nei suoi confronti sono false. Accompagnato da Netanyahu, Musk ha visitato il kibbutz Kfar Aza, uno dei più colpiti dai raid di Hamas. Con indosso un giubbotto antiproiettile e sotto l’ombrello per ripararsi dalla pioggia, il miliardario ha avuto modo di toccare con mano “i crimini contro l’umanità commessi da Hamas“, ha spiegato il premier israeliano, che ha mostrato al patron di X anche un video degli attacchi del 7 ottobre.
«La gioia mostrata da coloro che uccidevano civili innocenti è sconvolgente», ha commentato Musk. «Coloro che sono concentrati nell’uccidere vanno neutralizzati. Poi la propaganda deve finire, serve solo ad addestrare altri killer», ha aggiunto l’imprenditore, dicendosi disponibile ad aiutare come possibile.
Per ora è la sua Starlink che potrebbe essere utile: Musk e il governo israeliano hanno infatti raggiunto un accordo di principio secondo cui i satelliti potranno essere usati a Gaza solo con il via libera del ministero delle Comunicazioni israeliano.
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Nella ventina di minuti di colloquio pubblico fra Netanyahu e Musk andato in onda su X, il tema dell’antisemitismo e delle accuse al patron di Tesla non è stato affrontato. Il miliardario da giorni è al centro di una bufera per aver sostenuto un post antisemita in cui si cavalcava la ‘grande teoria della sostituzione‘, tesi cara all’ultradestra basata sulla convinzione che le minoranze stiano soppiantando i bianchi.
Le polemiche immediate hanno costretto Musk a chiarire le sue posizioni ma era ormai troppo tardi per fermare l’onda delle critiche e la fuga degli inserzionisti da X. Molte grandi aziende – da Apple a Walt Disney – hanno infatti scaricato la piattaforma di Musk per prendere le distanze dalle sue posizioni e dal presunto dilagare dell’antisemitismo sull’ex Twitter da quando il miliardario – convinto sostenitore della libertà di espressione a ogni costo – ne ha assunto la guida.
La fuga da X potrebbe costare alla piattaforma 75 milioni di dollari di ricavi persi entro la fine dell’anno, andando ad aggravare la posizione economica della piattaforma che, con Musk al comando, è ancora a caccia di una nuova anima al di là dei soli cinguettii.
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(foto MUSK/X)