
In programma questa mattina alla Cop28 un ‘Climate strike’ dei giovani di Fridays for future, il movimento nato sulla scia delle proteste dell’attivista svedese Greta Thumberg
Parte la seconda settimana di lavori alla Conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (Cop28) a Dubai in cui i delegati e i ministri dei 197 Paesi più l’Unione europea cercheranno di convergere sull’accordo finale di mantenere il risaldamento globale entro un aumento di 1,5 gradi centigradi. Lo scoglio più grande si chiama “adattamento”. Giunti al giro di boa, i negoziati si sono infatti incagliati su questo termine che indica le misure per arginare gli impatti più gravi del riscaldamento globale, ad un costo di 215 miliardi di dollari l’anno secondo il Programma delle Nazioni Unite per il clima (Unep). Cifre impensabili per le nazioni del Sud del mondo le quali, come prevedono gli accordi di Parigi, devono essere sostenute dagli “inquinatori storici” ovvero dai Paesi di vecchia industrializzazione.
Il presidente della Cop28 Sultan Al Jaber in una plenaria stamattina darà le proprie indicazioni per l’intesa finale che dovrà essere votata all’unanimità ma su cui ci sono ancora divergenze. Il commissario per il Clima, Wopke Hoekstra, ha detto che la Cop28 segnerà la fine dell’era dei combustibili fossili. Sulla stessa linea Stati insulari e America Latina, nonostante il passo indietro del Brasile che ha annunciato l’entrata nell’Opec proprio a Dubai. Se accadrà davvero dipende in buona parte dal cosiddetto “gruppo dei 77” che in realtà include oltre 120 Paesi, molti africani.
Oggi il focus sono i giovani, i rischi e gli impatti sproporzionati dei cambiamenti climatici per bambini e nuove generazioni.
Il direttore generale della Conferenza Majid Al Suwaidi aprendo la giornata ha fatto prima un reso conto dei risultati ottenuti nella prima settimana e poi ha auspicato proprio che questa Cop sia “di svolta grazie anche ai giovani, perchè possono dare un grande contributo per delineare l’accordo.
Abbiamo bisogno di voi in questo negoziato“. In programma questa mattina alla Cop28 un ‘Climate strike’ dei giovani di Fridays for future, il movimento nato sulla scia delle proteste dell’attivista svedese Greta Thumberg. Il movimento chiede l’uscita dalle fonti fossili.
Ed emerge intanto una notizia negativa sull’Italia che scende dal 29/o al 44/o posto, perdendo ben 15 posizioni sul fronte degli avanzamenti in fatto di clima e sostenibilità. È quanto emerge dal rapporto annuale di Germanwatch, Can e NewClimate Institute, realizzato in collaborazione con Legambiente. Un risultato dovuto soprattutto al rallentamento della riduzione delle emissioni climalteranti e per una politica climatica nazionale fortemente inadeguata a fronteggiare l’emergenza.
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