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Economia

Confindustria: economia del Sud dà segnali positivi. Pnrr fondamentale per consolidamento

Giulia Guidi
29 Dicembre 2023
Confindustria: economia del Sud dà segnali positivi. Pnrr fondamentale per consolidamento
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Per il 2024, le stime fanno ipotizzare una crescita lievemente superiore (+0,6%) del Mezzogiorno rispetto al 2023, ma è necessaria la “messa a terra” delle risorse Secondo il Check-Up Mezzogiorno […]

Una panoramica del Porto di Taranto. Qui, e in altri scali marittimi italiani, sono stati sottoposti a sequestro oltre due milioni e 600 mila chili di rifiuti speciali pronti per esser spediti illecitamente in paesi del sud est asiatico in 114 container.        ANSA/INGENITO

Per il 2024, le stime fanno ipotizzare una crescita lievemente superiore (+0,6%) del Mezzogiorno rispetto al 2023, ma è necessaria la “messa a terra” delle risorse

Secondo il Check-Up Mezzogiorno 2023, l’analisi congiunturale realizzata annualmente da Confindustria e SrmNel, quest’anno l’economia meridionale del nostro paese conferma dei segnali positivi e una generale tenuta delle imprese.

In particolare, il valore stimato per il 2023 è pari a 534,9, ossia 8,8 punti in più rispetto al dato dell’anno precedente. Inoltre, sulla scia di quanto emerso per il 2022, si supera il livello del 2007. Ferme le criticità strutturali che connotano il sistema economico meridionale, l’analisi congiunturale evidenzia una crescita dei singoli indicatori che compongono l’indice rispetto all’anno precedente. Per il 2024, le stime fanno ipotizzare una crescita lievemente superiore (+0,6%) del Mezzogiorno rispetto al 2023. Sulla conferma di questo dato influirà in modo considerevole l’effettiva “messa a terra” delle risorse disponibili, in primis quelle legate al Pnrr.

Confcommercio, Sangalli: “se non cresce il Sud, non cresce il Paese. Determinante il PNRR”

Tra gli indicatori che mostrano i segnali più positivi al Sud: gli investimenti (che cresce di 4 punti percentuali rispetto al 2022 e di ben 17 rispetto al 2019); l’export, che cresce di oltre 40 punti rispetto al 2019; l’indicatore dei bandi di gara per i lavori pubblici, che nel Mezzogiorno mostrano una significativa accelerazione in termini d’importi banditi (grazie al Pnrr); l’occupazione che nel Mezzogiorno aumenta del 4% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno, con un incremento maggiore di quello registrato in altre aree del Paese, superando i 6,3 milioni di unità. Anche l’occupazione femminile mostra segnali positivi, con un +5,7% per oltre 2,3 milioni di unità.

Oltre all’attuazione del Pnrr, potrà avere un ruolo per lo sviluppo del Mezzogiorno anche la Zes unica, che estenderà a tutto il Mezzogiorno i vantaggi dell’attuale modello delle Zes. Per Confindustria, «se da un lato può rappresentare una grande potenzialità per il Sud, dall’altro andrà declinata con attenzione, per non vanificarne tale portata», sottolineando che «quello di rendere tutto il Mezzogiorno una Zona Economica Speciale è un progetto ambizioso, che però necessita di essere sorretto da un disegno strategico di medio-lungo periodo, con una solida connotazione produttiva e industriale, che sia anche in grado di valorizzare le peculiarità dei territori».

Al Nord si lavora due mesi in più che al Sud

Per quanto riguarda gli altri fattori di sviluppo, per Confindustria sono almeno tre quelli su cui il Sud deve crescere: si tratta delle cosiddette 3C, Competenze (dalla formazione all’innovazione), Connettività (attraverso adeguate infrastrutture di connessione stradale, ferroviaria, portuale e aerea, ma anche e soprattutto digitale e tecnologica) e Competitività delle imprese. Per l’associazione degli industriali, «è necessario, quindi, insistere sul rafforzamento dell’economia del Mezzogiorno, attraverso interventi mirati, che sostengano gli investimenti, specie per le transizioni e l’occupazione di qualità, a beneficio dell’economia meridionale e, attraverso di essa, di quella nazionale». Per questo serve una «politica industriale in grado di operare con una visione ampia e che, sfruttando le ingenti risorse a disposizione – europee e nazionali – possa creare un ambiente favorevole alla crescita di territori e imprese del Mezzogiorno, valorizzandone le potenzialità produttive».

In questo quadro gioca un ruolo fondamentale il Pnrr, «la cui rimodulazione rappresenta una notizia molto attesa. Infatti, le risorse provenienti dal Pnrr – insieme a quelle attivate con la Zes Unica – saranno fondamentali per la crescita del Paese, ma ancor di più per quella del Mezzogiorno».

In particolare, dei circa 14 miliardi di nuove misure e risorse aggiuntive del Piano, circa 12 sono destinati alle imprese: 6,3 miliardi per Transizione 5.0, 2,5 per filiere green e net zero technologies, 2 per i contratti di sviluppo della filiera agroalimentare, 852 milioni per i parchi agrisolari, 320 milioni per il sostegno a investimenti green e 50 milioni per le materie prime critiche.

Per Confindustria, sono «segnali positivi di attenzione al sistema produttivo, che però dovranno essere declinati garantendo il rispetto della vocazione originaria del Piano, cioè lavorare sulla riduzione dei divari. In questo senso, sarà importante il rispetto della clausola di destinazione al Mezzogiorno del 40% delle risorse allocabili territorialmente».

Infine, il Check-Up affronta il tema dalla revisione del Fondo Sviluppo e Coesione (Fsc) fatta per migliorarne le performance di spesa. Sarà importante non snaturare il Fondo, preservandone le caratteristiche di addizionalità e allocazione territoriale, che destina l’80% delle risorse al Sud.

Più in generale, secondo l’analisi, è necessario che i progetti e le risorse definiti dalle modifiche al Pnrr e dal Dl Sud vedano ora una tempestiva attuazione che, sin dalle prime fasi, metta al centro gli investimenti delle imprese e garantisca il coinvolgimento di tutti gli attori, in primis del partenariato economico e sociale.

(foto ANSA)

  • confindustria
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