Il presidente di Confartigianato Marco Granelli in una intervista ci delinea il quadro attuale delle imprese del Made in Italy, alla luce anche del contesto macro-economico difficile e delle continue sfide al livello geo-politico
Le piccole e medie imprese artigiane rappresentano la spina dorsale del tessuto produttivo italiano. Lo dicono i numeri ma anche il modo che l’Italia ha di fare impresa nel porre al centro la persona e il legame con il territorio. Le sfide però sono molteplici: dalla burocrazia troppo esosa al contesto geo-politico ed economico all’intelligenza artificiale, un’arma che le imprese devono sfruttare per ottimizzare al meglio le proprie attività. Di questo e molto altro abbiamo parlato con il presidente di Confartigianato, Marco Granelli.
Presidente, quante sono ad oggi le imprese artigiane in Italia? Com’è il confronto con il resto d’Europa? E’ stata completamente superata la crisi legata al Covid?
«Le imprese artigiane sono 1.300.000 e danno lavoro a 2.600.000 addetti tra titolari, collaboratori e lavoratori dipendenti. Insieme alle micro e piccole imprese (quelle che occupano fino a 49 addetti) raggiungono il numero di 4,2 milioni di aziende (pari al 99,4% del totale delle imprese italiane) con 10,8 milioni di addetti (pari al 65,3% del totale degli addetti delle imprese italiane). Il valore aggiunto realizzato dagli artigiani è pari a 154 miliardi (insieme a quello delle micro e piccole imprese tocca 354,8 miliardi di euro). I settori a maggiore concentrazione di artigiani, micro e piccole imprese esportano nel mondo prodotti per un valore di 141 miliardi. In particolare, soltanto l’artigianato vende sui mercati esteri prodotti per un valore di 59 miliardi. Siamo al primo posto nell’Ue a 27 per export diretto delle micro e piccole imprese manifatturiere. Senza l’artigianato e la piccola impresa l’Italia non sarebbe il secondo maggior Paese manifatturiero in Europa e leader globale nei settori di eccellenza (agroalimentare, moda, legno-arredo e meccanica). La crisi ha fatto selezione delle imprese che però hanno saputo reagire e oggi hanno la capacità di combinare tra loro tre dinamiche: il desiderio delle persone di sentirsi parte delle comunità locali; il valore di una innovazione aperta che supporti categorie ampie di imprese e prodotti; una produzione consapevole più attenta all’ambiente e realizzata su misura, anche grazie alle nuove tecnologie digitali».
Qual è il quadro economico alla luce del caro-vita ed anche delle sfide geo-politiche che ci sono attualmente?
«Le crisi sugli scenari internazionali gettano ombre di incertezza sulle prospettive di crescita del nostro Paese che continua a cercare la strada della ripresa, attraversato dalle spinte riformiste impresse dal Governo ma ancora frenato da vecchie inefficienze e resistenze al cambiamento. Nonostante tutto, sono le piccole imprese a brillare con quell’intelligenza artigiana che ne caratterizza il talento e il coraggioso impegno per mantenersi competitive e per cogliere nuove opportunità di mercato. Quello dell’artigianato e delle Mpi è un mondo in piena metamorfosi. I valori della tradizione manifatturiera italiana rimangono ben saldi nel loro Dna ma, contemporaneamente, l’innovazione e la sostenibilità sono le parole d’ordine che orientano le loro scelte per intercettare le nuove esigenze dei consumatori e cavalcare la domanda dei mercati internazionali. Ma all’impegno e alle capacità degli artigiani e dei piccoli imprenditori fanno da contraltare i ritardi che tengono l’Italia ancora distante dalla media dell’Unione europea. Fisco, burocrazia, accesso al credito, tempi di pagamento, carenza di manodopera, infrastrutture materiali e immateriali sono alcuni dei fronti sui quali la battaglia del cambiamento va combattuta con decisione ed esige un convinto sforzo dei decisori pubblici e anche di tutto il Paese».
E’ un lavoro più declinato al maschile o ci sono anche donne che intraprendono questo tipo di carriera? Quali sono le percentuali?
«Le donne italiane sono le più intraprendenti d’Europa: il nostro Paese conta infatti 1.469.000 imprenditrici e lavoratrici autonome, il numero maggiore tra i Paesi Ue, con un grado di istruzione superiore ai colleghi maschi: il 41,1% è infatti laureato, una percentuale quasi doppia rispetto al 21,4% degli uomini. Le imprese artigiane guidate da donne sono 219.198 e rappresentano il 17% del totale dell’artigianato. Le piccole imprese sono un terreno fertile per il capitale umano femminile. Le donne rappresentano infatti il 41,5% dei dipendenti delle piccole aziende».
I giovani sono ancora inclini a fare gli artigiani? Qual è il quadro?
«L’evoluzione dei mestieri artigiani apre molte opportunità ai giovani. I nuovi artigiani, ad esempio, sono ragazzi che inventano app per gli smartphone. La domotica, poi, è un mercato tutto da esplorare per le nuove generazioni: se la casa del futuro sarà connessa, serviranno i cyber-idraulici ed i tecno-elettricisti. I meccatronici sono la naturale evoluzione dell’elettrauto. I sarti, senza muoversi dal proprio laboratorio in Italia, realizzano scarpe su misura per clienti di tutto il mondo grazie al foot scanner. Il partito di quelli che “riparare è meglio che comprare” fa sempre più proseliti: non è solo a vantaggio dei riparatori, ma anche dei professionisti del riciclo e di chi progetta arredamento sostenibile. Ci sono intere filiere in evoluzione e se sei bravo, anche se piccolo e giovane, puoi vendere i tuoi prodotti sui mercati internazionali».
Cosa dovrebbe fare il Governo per investire nel settore e sostenerne la crescita?
«Vanno sostenuti gli investimenti, l’occupazione e le aree più deboli con un’azione su più fronti e utilizzando i molteplici strumenti del pacchetto manovra, a partire dalla piena realizzazione del nuovo Pnrr. Serve uno scatto di orgoglio per difendere le nostre produzioni che resistono al di là delle mode e che continuano ad essere apprezzati dai consumatori di tutto il mondo. Per questo ci aspettiamo un impegno deciso da parte del Governo per creare condizioni di contesto generali più favorevoli allo sviluppo dell’impresa: riduzione della pressione fiscale, lotta alla burocrazia, contenimento dei costi della pubblica amministrazione, migliore accesso al credito, servizi pubblici e infrastrutture efficienti, giustizia rapida, welfare attento alle nuove esigenze dei cittadini e degli imprenditori».
Anche le aziende artigiane si devono preparare ad essere più “sostenibili”?
«La piccola impresa è sostenibile per definizione, attenta più di ogni altra a salvaguardare il territorio in cui opera, a ridurre gli sprechi e a valorizzare le relazioni umane nelle comunità. È protagonista dell’economia circolare, alla quale contribuisce in modo importante. L’azienda artigiana è lontana per sua natura dalla delocalizzazione, non vuole e non pensa di andar via dal suo paese. Porta i suoi prodotti nel mondo con successo proprio perché è ben radicata nel suo territorio e ne esprime l’eccellenza. Lo stretto legame con la propria terra è l’aspetto che alimenta, di conseguenza, la sostenibilità ambientale del modello della micro impresa, quel suo essere casa e bottega che incentiva un rapporto virtuoso con l’ambiente circostante improntato alla cura e al rispetto del contesto in cui si è collocati. L’artigiano e i suoi collaboratori vivono dove lavorano e viceversa: non possono essere indifferenti alla salvaguardia dei luoghi in cui operano».
Per concludere…cosa mi dice dell’intelligenza artificiale? Rappresenta una minaccia per il comparto o potrebbe rivelarsi anche una opportunità?
«Noi crediamo in un futuro di intelligenza artigiana con la tecnologia digitale al servizio della creatività innovativa dei nostri imprenditori. E’ una miscela che consideriamo ottima per realizzare un modello di sviluppo economico e sociale a misura d’uomo, ricco del talento e delle competenze. Non c’è robot o algoritmo che possano copiare il sapere artigiano e simulare il nostro talento che rende unico nel mondo il made in Italy. La tecnologia, la cultura digitale aiutano, ma per i piccoli imprenditori italiani a vincere è sempre la persona, non la macchina. Sapremo vincere le sfide delle grandi transizioni con la forza dei valori artigiani, capaci di unire l’innovazione tecnologica con la tradizione manifatturiera per dare anima a prodotti e servizi belli e ben fatti, simbolo del made in Italy e frutto della testa, delle mani e del cuore dei nostri imprenditori».
Come ha spiegato in un messaggio il Capo dello Stato, Sergio Mattarella, “il settore delle piccole e medie imprese si è confermato, anche nelle recenti crisi, un elemento di positiva elasticità dell’economia del Paese, prima porta di ingresso dei giovani nel mondo del lavoro. Espressione di creatività e delle tradizioni, l’artigianato è un carattere essenziale dell’identità italiana, con le sue inimitabili specializzazioni e competenze. La tutela e lo sviluppo della sua filiera sono priorità da perseguire, anche per non disperdere il patrimonio di esperienze accumulato”.
FOTO: UFFICIO STAMPA