I mercati turchi sono “sull’orlo di un momento di rinascita”. A decretarlo sono gli analisti di Citi che dopo circa 5 anni di politiche monetarie azzardate e di indebolimento della valuta locale con inflazione al 70%, pensano che sia vicino il momento della svolta.
A dare una mano potrebbero essere i vertici delle banche centrali che con progetti nuovi puntano ad attirare nuovamente l’attenzione di quegli investitori.
Dopo più di mezzo decennio di drammatico deprezzamento della valuta, di consumo di riserve valutarie e di politica monetaria non ortodossa, l’economia turca è segnata dalla battaglia. I dati ufficiali di aprile mostrano che l’inflazione nel paese di 85 milioni di abitanti è quasi al 70%, i turchi faticano a permettersi i beni di prima necessità e la lira ha perso circa l’81% del suo valore rispetto al dollaro da questo periodo del 2019.
Esercitando uno stretto controllo sulla banca centrale, il presidente turco Recep Tayyip Erdogan negli ultimi anni ha rifiutato di aumentare i tassi, definendoli “la madre di tutti i mali”.
La banca centrale ha supervisionato un aggressivo aumento dei tassi tra maggio 2023 e gennaio 2024 portandoli all’attuale 50%.
Il Governo turco ha recentemente elaborato un piano triennale di risparmio per tagliare drasticamente la spesa pubblica. «La nostra priorità è combattere l’alto costo della vita. Una inflazione ridotta a una cifra è fondamentale per garantire una crescita sostenibile», ha sottolineato Mehmet Simsek, ministro dell’Economia, durante la presentazione del programma a Ankara.
Nello specifico si prevede una diminuzione del 10% sui bilanci per l’acquisto di beni e servizi e del 15% per gli investimenti (esclusi quelli destinati alle aree colpite dal sisma del febbraio 2023) e il congelamento del salario minimo.
La banca centrale prevede che l’inflazione dovrebbe iniziare a scendere, dopo aver toccato il picco a maggio, nella seconda metà dell’anno, per raggiungere il 36% alla fine del 2024.