«Siamo tutti in ansia per il futuro dell’Europa. La mia preoccupazione non è che ci troveremo improvvisamente poveri e sottomessi agli altri, abbiamo ancora molti punti di forza in Europa, ma è che col tempo diventeremo inesorabilmente un posto meno prospero, meno equo, meno sicuro e che, di conseguenza, saremo meno liberi di scegliere il nostro destino», ha detto l’ex premier Mario Draghi presentando il suo report sulla competitività Ue alla plenaria del Parlamento europeo a Strasburgo.
«Se gli ambiziosi obiettivi climatici dell’Europa saranno accompagnati da un piano coerente per raggiungerli, la decarbonizzazione sarà un’opportunità per l’Europa. Ma se non riusciamo a coordinare le nostre politiche c’è il rischio che l’agenda green possa andare contro la competitività».
«Affinché l’Europa rimanga libera, dobbiamo essere più indipendenti. Dobbiamo avere catene di approvvigionamento più sicure per le materie prime e le tecnologie critiche. Dobbiamo aumentare la capacità produttiva europea nei settori strategici ed espandere la nostra capacità industriale per la difesa e lo spazio – ha aggiunto Draghi – La pace è il primo e principale obiettivo dell’Europa tra i propri confini e all’estero e dobbiamo continuare in questo sforzo costante. Le minacce alla sicurezza però aumentano e dobbiamo prepararci», ha sottolineato l’ex numero uno della Banca centrale europea.
La presidente della Commissione Europa Ursula von der Leyen presentando la sua nuova squadra ha precisato che tutta la Commissione seguirà le raccomandazioni del rapporto Draghi per un’Europa più fluida, più interconnessa, più coordinata nelle sue diverse politiche.
«Il punto di partenza è che l’Europa sta affrontando un mondo che sta subendo un cambiamento drammatico. Il commercio mondiale sta rallentando, la geopolitica si sta frammentando e il cambiamento tecnologico sta accelerando. È un mondo in cui modelli aziendali consolidati vengono messi in discussione e in cui alcune dipendenze economiche chiave si stanno improvvisamente trasformando in vulnerabilità geopolitiche di tutte le principali economie», ha detto l’ex presidente del Consiglio italiano nel suo discorso di presentazione.
«L’Europa è la più esposta a questi cambiamenti. Siamo i più aperti, il nostro rapporto commercio/Pil supera il 50% rispetto al 37% della Cina e al 27% degli Stati Uniti. Siamo i più dipendenti. Facciamo affidamento su una manciata di fornitori per le materie prime essenziali e importiamo oltre l’80% della nostra tecnologia digitale. Abbiamo i prezzi dell’energia più alti», ha spiegato.
«Siamo gravemente indietro nelle nuove tecnologie. Solo quattro delle prime 50 aziende tecnologiche al mondo sono europee e siamo i meno preparati a difenderci. Solo 10 stati membri spendono più del 2% del PIL per la difesa, in linea con gli impegni della Nato. In questo contesto, siamo tutti ansiosi per il futuro dell’Europa – ha rimarcato – Quindi questo rapporto non riguarda solo la competitività, in realtà riguarda il nostro futuro e l’impegno comune che dobbiamo impegnarci a rivendicarlo», ha esortato.