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Il 40% dei lavoratori non sa di poter destinare il Tfr a un fondo pensione

Redazione Business24tv
1 Febbraio 2025
Il 40% dei lavoratori non sa di poter destinare il Tfr a un fondo pensione
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Si tende a procrastinare a causa di limitate conoscenze o di convinzioni fuorvianti

Malgrado un italiano su quattro sia decisamente consapevole dei benefici che offre il trasferire il proprio Tfr in una forma di previdenza complementare appena il 25% ha realmente destinato questa porzione di contribuzione ad un fondo pensione, a ulteriore dimostrazione che per  i risparmiatori italiani trattare tematiche in materia di pianificazione finanziaria sia molto problematico: si tende a procrastinare a causa di limitate conoscenze o di convinzioni fuorvianti.

Secondo COVIP nel 2023 sono stati prodotti oltre 30 mld di euro di TFR, con 8 mld, pari al 25%, destinati alla previdenza integrativa. La parte restante è stata distribuita tra accantonamenti aziendali (18 mld) e il F.do di Tesoreria (6 mld). Secondo una inchiesta di Moneyfarm alla base di questi comportamenti c’è un problema di scarsa informazione. Il 40% dei lavoratori non sa di poter destinare il Tfr a un fondo pensione di categoria o a un fondo aperto mentre il 25% del campione vede il Tfr in azienda sempre disponibile e flessibile.

Francesco Megna-autore del pezzo

Lasciare il tfr in azienda consente  di riscattare il 100% del montante in caso di cambio occupazione o licenziamento mentre per trasferirlo alla previdenza complementare occorre attendere almeno 4 anni. Ciononostante ogni qualvolta il lavoratore cambia datore di lavoro perde almeno il 23%; il montante viene infatti tassato in base alle aliquote Irpef e cioè dal 23% al 43%. Il TFR trasferito al fondo pensione ‘accompagna’ il lavoratore ad ogni cambio di lavoro con solo un’aliquota finale, al momento della pensione che va dal 9% al 15% in rapporto agli anni di permanenza nella previdenza complementare.

Per quanto riguarda i rendimenti, il tfr negli ultimi 10 anni si è rivalutato mediamente del 2,5% mentre un piano pensionistico azionario ha reso il 5% circa, una forbice quindi di più del doppio. La spesa pensionistica ammonta al 16% circa del Prodotto interno lordo, ed è uno dei parametri per calcolarne la sostenibilità, insidiata dalla crisi demografica e dal mercato del lavoro. D’altro canto si fanno meno figli, si comincia a lavorare più tardi di prima in un mondo del lavoro più incerto e si vive più a lungo: un mix di fattori che compromette la relazione tra diverse generazioni su cui si basa il sistema previdenziale pubblico. Ciononostante solo un cittadino su quattro sta investendo in previdenza integrativa versando mediamente duemila euro all’anno con una rendita integrativa stimata di circa 300 euro al mese, ipotizzando l’investimento su linee bilanciate; sicuramente troppo poco per riuscire a integrare l’assegno pensionistico di base.

Dati ancora meno confortanti si riferiscono alla componente femminile dei cittadini che percepisce una retribuzione media annua di circa 8.000 euro in meno rispetto agli uomini che si traduce immancabilmente in un assegno ridotto per le pensionate. L’ultimo rapporto annuale dell’INPS conferma infatti che il reddito medio da pensione per gli uomini è superiore del 35% di quello delle donne. Per gli uomini il reddito da pensione è in media di 2.050 euro mentre per le donne è di 1.520 euro. Per le donne più giovani tra i trenta e i quarant’anni il tasso di adesione alla previdenza complementare si assesta al 18% contro il 28% dei coetanei uomini.

Un altro tema riguarda la scelta delle linee di investimento. Troppi giovani scelgono ancora le linee garantite che sarebbero invece più indicate per gli appartenenti alla fascia 50-59 anni e questa scelta purtroppo inciderà sui rendimenti futuri. Tra le soluzioni cui i giovani guarderebbero per integrare la pensione vincono i piani individuali pensionistici integrativi seguiti dai conti deposito; sul podio anche i fondi pensione aperti o negoziali benchè la quota di chi investirebbe sul mercato azionario si ferma al 7%.

DI FRANCESCO MEGNA

Esperto di Finanza ed Economia

FOTO: SHUTTERSTOCK
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