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Lavoro

Great resignation: perché gli americani lasciano il lavoro?

Marianna Mancini
20 Dicembre 2021
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Il fenomeno è sempre più diffuso negli Usa, dove si è aperto un dibattito che è destinato a segnare il job market Il fenomeno della Great Resignation esploso negli Stati […]

Il fenomeno è sempre più diffuso negli Usa, dove si è aperto un dibattito che è destinato a segnare il job market

Il fenomeno della Great Resignation esploso negli Stati Uniti dopo la pandemia non sembra arrestarsi. Sempre più americani stanno lasciando il loro posto di lavoro, secondo una scelta di natura economica ma anche sociale. Stando ai dati riportati da Goldman Sachs, dall’arrivo del Covid sono cinque milioni gli statunitensi che sono usciti dal mercato del lavoro, di cui 3,4 milioni over 55.

Un interessante spunto di osservazione del fenomeno ce lo fornisce Reddit con il suo canale AntiWork, di cui abbiamo già parlato qui. Redistribuzione delle risorse fra dipendenti, stipendi incongrui alle ore di lavoro, turni massacranti: di questo e di molto altro parlano gli utenti del canale che è diventato una valvola di sfogo per migliaia di lavoratori che, complice anche la pandemia, stanno rivedendo le proprie priorità professionali.

A tal proposito aveva molto colpito l’opinione pubblica la vicenda, raccontata su Reddit, della stagista cui non era stato concesso un permesso per dare l’ultimo saluto al proprio gatto (qui il racconto della storia).

Fra le motivazioni che spingono sempre più lavoratori a rassegnare le dimissioni c’è sicuramente anche la disparità fra gli stipendi dei ceo, che crescono insieme al fatturato dell’azienda, e quelli dei dipendenti normali che seguono invece percorsi più statici.

Lo ha confermato anche Business.org, secondo cui le aziende dove questa disparità è più evidente sono Nike, Amazon e Walmart. In queste multinazionali i ceo guadagnano rispettivamente 54, 35,8 e 22 milioni di dollari, a fronte di stipendi medi degli impiegati di 30.877, 28.875 e 24.960 dollari.

Nell’analisi presentata da Goldman Sachs si analizzano altre ragioni che hanno spinto i lavoratori a cambiare la propria prospettiva professionale dopo il Covid. Da un lato c’è la paura del virus, che ha fatto mettere in stand by la ricerca di una posizione lavorativa per 1,6 milioni di persone fra i 25 e i 50 anni.

Dall’altro, la banca d’affari riconosce al problema anche un’importante matrice sociologica; sempre più infatti i lavoratori cercano un bilanciamento fra vita privata e vita professionale: «il cambiamento dello stile di lavoro e delle preferenze sul lavoro potrebbero spingere alcuni lavoratori a rimanere volontariamente fuori dalla forza lavoro per più tempo». Il grande tema dello smart working, insomma, che continuerà a segnare il mercato del lavoro anche nel lungo periodo.

di: Marianna MANCINI

FOTO: EPA/JUSTIN LANE

LEGGI ANCHE: Smart working, verso il protocollo per i privati: adesione su base volontaria e accordo individuale

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