Il mondo del lavoro non è LGBT+ friendly per una persona su cinque
Secondo i dati Istat, un italiano su cinque ritiene che il proprio orientamento sessuale ha causato degli svantaggi a livello lavorativo. Sono venuti meno avanzamenti di carriera, crescita professionale, riconoscimento e apprezzamento delle capacità professionali.
Il campione preso in esame dall’indagine è quello delle persone in unione civile o che si sono unite civilmente in passato (e sono al momento separate o vedove).
Il quadro dipinto dalla rilevazione Istat-Unar sulle discriminazioni lavorative nei confronti delle persone LGBT+ nel 2020-2021 è, quindi, molto problematico. Secondo il parere del il 26% delle persone occupate o ex-occupate il solo essere omosessuale o bisessuale ha rappresentato uno svantaggio per quanto riguarda la carriera lavorativa.
Il 40,3% del campione intervistato ha ammesso che sul posto di lavoro ha preferito evitare di parlare della vita privata per tenere nascosto il proprio orientamento sessuale (41,5% le donne e 39,7% gli uomini). Una persona su cinque ammette di aver evitato di frequentare i colleghi nel tempo libero per non rischiare di rivelare il proprio orientamento sessuale.
L’impressione di uno svantaggio a riguardo del livello del reddito è, invece, meno diffusa.
di: Flavia DELL’ERTOLE
FOTO: PIXABAY
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