Spiccano i rincari di pollo, burro e cereali. A spingere al rialzo i prezzi dei prodotti alimentari sono inflazione e guerra
Fare la spesa diventa sempre più oneroso in un contesto di crescita dell’inflazione e di guerra. L’indagine condotta da Unioncamere con la collaborazione di BMTI e REF Ricerche registra che nel mese di marzo per la media dei 46 prodotti alimentari maggiormente consumati c’è stato un balzo del 10,9% su base annua.
«In uno scenario che già presentava tensioni a causa di molteplici fattori (energetici, climatici e sanitari), lo scoppio della guerra in Ucraina ha ulteriormente spinto al rialzo i prezzi dei prodotti alimentari – sottolinea il presidente di Unioncamere, Andrea Prete. – Una corsa che non accenna a rallentare, a svantaggio dei costi pagati dalle imprese e dei bilanci delle famiglie».
Tra i rincari spiccano gli aumenti del burro (+3,8%) e del pollo fresco (+4,3%), a causa di un’offerta ridimensionata nei mesi scorsi dall’influenza aviaria e dall’aumento dei costi dei mangimi. Diffusi ed elevati aumenti anche nei prodotti cerealicoli e derivati (pasta di semola +3,7%, riso +3,7%, biscotti +3,6%, pane +3,4%), per effetto dei rincari delle materie prime (grano duro, grano tenero) e dell’energia già in atto nel 2021.
E la situazione non tenderà a migliorare visto che l’indagine prospetta una ulteriore intensificazione dell’inflazione nel bimestre aprile-maggio, quando ci si attendono aumenti per la media dei 46 prodotti alimentari del +3,5% rispetto al bimestre precedente e una crescita su base annua che potrebbe arrivare sino al +12,7%.
di: Maria Lucia PANUCCI
FOTO: SHUTTERSTOCK
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