Nel 2021 le attività guidate da donne sono risultate 112.752, il 28,5% del totale ma ancora molto bisogna fare per spronare il lavoro femminile
Nella ristorazione una impresa su tre è gestita da donne. Il rapporto Unioncamere ha evidenziato che, in Italia, la media di aziende guidate da donne è del 22,8%. Se si fa riferimento ai soli Pubblici esercizi, invece, come dimostrano i dati contenuti nel Rapporto curato da Fipe-Confcommercio, nel 2021 le attività a titolarità femminile sono risultate 112.752, il 28,5% del totale.
Un dato incoraggiante che sottolinea l’impegno delle donne in questo settore ma che può ancora essere migliorato. «Il fondo per l’imprenditoria femminile – sottolinea Valentina Picca Bianchi, presidente del Gruppo Donne di Fipe-Confcommercio – istituito presso il ministero per lo Sviluppo economico e finanziato per 160 milioni di euro grazie ai fondi del Pnrr e per gli latri 40 milioni grazie a fondi statali, gioca un ruolo determinante. I contributi a fondo perduto e i finanziamenti agevolati sono destinati alle imprenditrici che hanno il desiderio di creare realtà virtuose, ad alto tasso di innovazione di prodotto e processo, ma anche ad alta sostenibilità. A questo si aggiunge l’attività costante della Federazione, che ha messo in campo programmi di empowerment, cultura finanziaria e cultura d’impresa in generale allo scopo di consolidare il radicamento delle aziende femminili già attive e favorire la nascita di nuove realtà. Tutte con il minimo comune denominatore della sostenibilità che nel nostro settore si traduce in attenzione per la filiera agroalimentare di qualità e l’applicazione dei contratti di lavoro più tutelanti e riconosciuti».
Una delle priorità è ecuperare il gap di manodopera femminile qualificata che si è persa negli ultimi due anni di pandemia. Nella ristorazione infatti rispetto al 2019, si sono persi oltre 98 mila posti di lavoro precedentemente occupati da donne, il 19,3% del totale. «Rimettere queste persone al lavoro anche attraverso lo sviluppo di progetti innovativi – conclude Picca Bianchi – è la condizione ineludibile per dare futuro e prospettiva al settore».