
L’analisi è esposta in un paper presentato a Jackson Hole. Secondo gli autori, l’inflazione persistente richiede una risposta politica diversa
La Federal Reserve non sarà in grado di frenare le pressioni inflazionistiche perché sono radicate in una politica fiscale espansiva. Lo afferma un documento presentato alla conferenza annuale di Jackson Hole dalla banca centrale americana.
«Il fatto che circa la metà del recente aumento dell’inflazione abbia radici fiscali pone oggi alcune sfide specifiche per i responsabili politici. Non solo l’inflazione fiscale tende a essere molto persistente, ma richiede anche una risposta politica diversa», hanno scritto gli autori, Francesco Bianchi della Johns Hopkins University e Leonardo Melosi della Fed di Chicago, secondo Bloomberg, che ha visionato il documento.
La banca centrale statunitense ha iniziato ad aumentare i tassi di interesse a marzo e molti funzionari sostengono che la stretta sia arrivata troppo tardi e troppo lentamente.
Ma secondo Bianchi e Melosi avviare prima il rialzo dei tassi non avrebbe fatto molta differenza nella lotta contro l’inflazione. «Quando l’inflazione ha una natura fiscale, la sola politica monetaria potrebbe non fornire una risposta efficace. Per dimostrarlo, ci chiediamo se l’inasprimento della politica monetaria in precedenza avrebbe potuto impedire l’aumento post-pandemia dell’inflazione negli Stati Uniti», hanno scritto.
E concludono: «L’aumento dei tassi avrebbe comportato solo una modesta riduzione dell’inflazione, a costo di una forte riduzione della produzione. Questo grande rapporto di sacrificio nasce perchè quando l’inflazione ha una natura fiscale, la banca centrale non è l’unica responsabile della sua riduzione».
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