
Gli investitori temono che la Fed possa decidere di mantenere costante il passo dei rialzi dei tassi d’interesse per frenare l’inflazione, facendo aumentare le possibilità di una recessione
Dopo i primi minuti di scambi, il Dow Jones sale di 21,33 punti (+0,06%), lo S&P 500 guadagna 1,91 punti (+0,05%), il Nasdaq è in ribasso di 5,44 punti (-0,05%).
Apertura piatta, quindi, a Wall Street, dopo i decisi cali di ieri. Gli investitori temono che la Federal Reserve possa decidere di mantenere costante il passo dei rialzi dei tassi d’interesse per frenare l’inflazione, facendo aumentare le possibilità di una recessione.
La prossima settimana, si riunirà il Fomc, il braccio di politica monetaria della Federal Reserve: dopo quattro rialzi consecutivi dei tassi d’interesse di 75 punti base, gli analisti erano sicuri, fino a pochi giorni fa, di un rialzo di 50 punti base, viste anche le parole del presidente della Fed, Jerome Powell, e di diversi presidenti regionali della Banca centrale statunitense.
Il rapporto sull’occupazione statunitense pubblicato venerdì, però, ha mostrato la forza del mercato del lavoro, che potrebbe quindi spingere la Fed a non rallentare il passo: a novembre, infatti, sono stati creati 263.000 posti di lavoro (escluso il settore agricolo) rispetto al mese precedente, mentre gli analisti attendevano un aumento di 200.000 posti.
Ieri, altri dati hanno mostrato la forza dell’economia statunitense: l’Ism servizi, l’indice che misura la performance del terziario negli Stati Uniti, è cresciuto dai 54,4 punti di ottobre a 56,5, contro attese per un calo a 53,3. Da segnalare che un valore al di sopra dei 50 punti indica una fase di espansione della congiuntura e novembre è stato il trentesimo mese consecutivo sopra questa soglia; negli ultimi 154 mesi, solo in due occasioni è stata registrata una contrazione.
Gli ordini alle fabbriche, a ottobre, sono cresciuti dell’1%, dopo il +0,3% di settembre, contro attese per un rialzo dello 0,7%. Oggi, a dare sollievo al mercato è anche il calo dei rendimenti dei titoli del Tesoro, dopo i decisi rialzi di ieri che avevano messo ulteriormente sotto pressione l’azionario.
Continua a scendere il petrolio Wti al Nymex, dopo aver perso ieri il 3,81%, nonostante un inizio di giornata in deciso rialzo: al momento, cede lo 0,64% a 76,44 dollari al barile.
La volatilità è frutto della notizia che i Paesi dell’Opec+ andranno avanti con il loro piano di tagli alla produzione, del “price cap” a 60 dollari al barile sul petrolio russo concordato tra Ue, G7 e Australia e della situazione in Cina, il primo importatore mondiale di petrolio: Pechino sta allentando le restrizioni dovute alla politica “zero Covid”, dopo le proteste avvenute in tutto il Paese nelle ultime settimane, e questo fa sperare che l’economia cinese possa tornare a marciare a pieno ritmo, facendo crescere la domanda di petrolio.