
Alcune dichiarazioni dei membri della Federal Reserve fanno temere una politica di rialzi particolarmente lunga e severa
Dopo un febbraio che per Wall Street ha segnato un segno meno, anche marzo non sembra andare meglio. Il primo giorno di contrattazioni, infatti, si chiude in debolezza, con il maggiore listino, l’S&P 500 in perdita dello 0,47%. Non va meglio per il Nasdaq che chiude a -0,66%. Il Dow, da parte sua, aleggia intorno alla parità mantenendosi in territorio positivo solo per qualche decimale (0,02%).
Ancora dati macro e Federal Reserve alla base degli andamenti della Borsa USA. Nel primo caso i numeri contrastanti e a volte sotto le attese (vedi ISM e PMI USA oltre alle scorte settimanali di greggio) lasciano dubbiosi gli operatori. Nel secondo, invece, le dichiarazioni non certo dovish dei membri dellla Federal Reserve intenzionati a proseguire, se non addirittura a intensificare la politica restrittiva sui tassi infondono incertezza sui mercati. Risultato: listini che chiudono per lo più con il segno meno.
Male utility e real estate, bene gli energetici con +2%. A dare una mano anche il petrolio in rialzo per via della manifattura cinese in ripresa. Fa riflettere l’inflazione tedesca e soprattutto si teme per un andamento simile anche per quella statunitense. A peggiorare il sentiment anche le dichiarazioni aggressive, come detto, di alcuni membri Fed.
Attenzione su Tesla che dovrebbe comunicare nuovi particolari circa la progettazione di celle per batterie mentre Salesforce fa segnare un rialzo in attesa della presentazione dei conti che arriverà dopo la chiusura della Borsa.
Tra i protagonisti della seduta c’è senza dubbio Novavax con un crollo che suscita scalpore come anche le dichiarazioni dei vertici aziendali dopo conti difficili.
In tutto questo il rendimento del decennale a stelle e strisce supera il 4% mentre quello a 12 mesi arriva al 5%.
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