
Gli italiani consumano più acqua di tutti in Ue, a parte la Grecia. L’infrastruttura idrica italiana è vetusta e poco efficiente
Con l’emergenza idrica è a rischio il 18% del Pil italiano, ovvero 320 miliardi di euro tra imprese idrovore e filiera estesa dell’acqua. A lanciare l’allarme è l’Osservatorio Ambrosetti che però spiega anche che si può rispondere alla crisi con il modello circolare delle 5R: Raccolta, Ripristino, Riuso, Recupero e Riduzione. Una proposta operativa contro gli sprechi e la siccità che scaturisce dalle evidenze del Libro Bianco 2023 Valore Acqua per l’Italia, giunto alla quarta edizione.
Il volume è stato presentato in un evento organizzato a Roma da The European House – Ambrosetti in occasione della Giornata Mondiale dell’Acqua che ha riunito tutti i protagonisti – istituzionali ed economici – del mondo italiano dell’acqua e che ha visto anche la presentazione del Blue Book 2023 della Fondazione Utilitatis e Utilitalia.
La filiera estesa dell’acqua risulta oggi poco digitalizzata: il 50% dei contatori idrici nelle case italiane ha più di 20 anni, i contatori intelligenti o smart meter – che registrano i consumi e trasmettono le informazioni al fornitore per il monitoraggio e la fatturazione – rappresentano solamente il 4% del totale contatori, 12 volte in meno rispetto alla media europea dove quasi uno su due (49%) è già “intelligente”. Se tutte le abitazioni fossero dotate di smart meter si potrebbero risparmiare fino a 2,4 miliardi di euro all’anno riducendo di 513,3 milioni di m3 la richiesta idrica.
I dati confermano poi che l’Italia, con oltre 9 miliardi di m3 l’anno, è il primo paese dell’Unione Europea per acqua prelevata ad uso civile. La media italiana del consumo potabile raggiunge i 154 m3 per abitante, solo la Grecia (157,4) ci batte. Non solo. Nel nostro Paese l’infrastruttura idrica è vetusta e poco efficiente: il 60% della rete ha più di 30 anni, il 25% più di mezzo secolo. La percentuale di perdite idriche in fase di distribuzione raggiunge il 41,2% collocando il nostro Paese al quart’ultimo posto tra i 27 Paesi UE+UK mentre quello relativo alle perdite lineari pari a 9.072 m3/km/anno ci posiziona all’ultimo posto in Europa.
In Italia il 20% dei consumi d’acqua dolce è domestico ed è quindi necessario favorirne un uso più responsabile soprattutto tra i giovani che sembrano proprio quelli più inclini al consumo dell’acqua dal rubinetto. Lo rende noto la Community Valore Acqua per l’Italia creata nel 2019 da The European House – Ambrosetti che ha avviato un progetto pilota nelle scuole italiane che prevede la creazione di un “Kit dell’Acqua” pensato per diffondere, con chiavi di lettura adatte ai più giovani, la conoscenza sviluppata dalla Community sulla filiera dell’acqua e l’importanza di stili di consumo responsabili e consapevoli. Il progetto durerà circa un anno e sta coinvolgendo la rete dei 27 Licei Tred (Liceo Sperimentale per la Transizione Ecologica e Digitale) e l’Associazione Nazionale Presidi (7 Istituti omnicomprensivi nel Sud del Paese, per un totale di oltre 5.000 studenti).
FOTO: ANSA