
Settimana densa di appuntamenti, con i riflettori puntati sul default Usa. Martedì usciranno i Pmi preliminari di maggio delle principali economie
Gli occhi degli investitori restano puntati sulle prossime mosse delle banche centrali, mentre negli Stati Uniti c’è fiducia che la Casa Bianca e il Congresso trovino l’accordo sull’innalzamento del tetto del debito per evitare il temuto default.
La settimana economica ha in agenda i verbali dell’ultima riunione della Fed (mercoledì), attentamente monitorati per avere un’idea di quanti membri del board siano propensi a ulteriori rialzi dei tassi, ma anche numerosi interventi dei banchieri centrali europei, a partire da quello di lunedì del capo economista della Bce, Philip Lane, che partecipa a una conferenza a Vienna sulla politica monetaria in tempi di incertezza.
Martedì intervengono il vicepresidente Luis De Guindos, il presidente della vigilanza bancaria, Andrea Enria, e i membri del board Francois Villeroy de Galhau e Joachim Nagel, mentre mercoledì è atteso il discorso della presidente Christine Lagarde, che apre le celebrazioni del 25esimo anniversario dell’istituto centrale.
Il giorno successivo, poi, il vicepresidente De Guindos presenta il report annuale della Bce. Importanti cartine tornasole per tastare il polso del sentiment dell’economia, arrivano martedì i Pmi preliminari di maggio di Eurozona, Germania, Francia, Gran Bretagna, Giappone e Stati Uniti, con focus particolare sul settore manifatturiero.
Nel Regno Unito anche è atteso il dato di mercoledì sull’inflazione a maggio, per i riflessi che potrebbe avere sulle future decisioni della Boe. Sul fronte interno, in settimana dovrebbe arrivare sul tavolo del Consiglio dei Ministri l’atteso ddl sul Made in Italy, che prevede tra le altre misure il rifinanziamento della Nuova Sabatini, incentivi alle imprese e un fondo sovrano per ricapitalizzare le aziende strategiche. Il provvedimento dovrebbe anche lanciare il nuovo liceo del Made in Italy per “promuovere, nell’ottica dell’allineamento tra domanda e offerta di lavoro, le conoscenze, le abilita’ e le competenze connesse al Made in Italy”.
Inoltre domani con il rientro di Joe Biden dal viaggio in Asia, in vista un possibile accordo sul tetto del debito, come anticipato nei giorni scorsi dal leader repubblicano alla Camera Kevin McCarthy.
I principali dati macro invece saranno quelli di martedì, quando usciranno i Pmi preliminari di maggio delle principali economie, con focus particolare sul settore manifatturiero che dovrebbe restare in contrazione in diversi paesi (Eurozona, Gb e Giappone).
Nel Regno Unito sarà importante il dato di mercoledi’ sull’inflazione di maggio per i riflessi che potrebbe avere sulle future decisioni della BoE. Il consenso degli economisti prevede una brusca frenata del dato generale (8,2% da 10,1%), a fronte di un dato “core” in lieve ridimensionamento (6% da 6,2%).
In Eurozona avremo, sempre mercoledi’, l’indice Ifo sulla fiducia degli imprenditori tedeschi, giovedi’ la seconda lettura sul Pil tedesco e vari indicatori di fiducia. Negli Usa il dato principale è costituito, venerdì, dal deflatore Pce core di aprile atteso in lieve rallentamento (4,5% da 4,6%), che rappresenta la variabile preferita dalla Fed per monitorare l’andamento dell’inflazione.
Sono in programma anche numerosi indici manifatturieri regionali (Richmond Fed, Fed Kansas City, Chicago Fed) che forniranno indicazioni in vista dell’Ism Manifatturiero in calendario il primo giugno.
Giovedì è poi in programma la seconda lettura del Pil Usa del primo trimestre, atteso invariato all’1,1% annualizzato in linea con la prima lettura.
Sul fronte banche centrali, sono attesi mercoledì i verbali Fed relativi alla riunione di maggio, importanti per capire quanto è unito il comitato sull’ipotesi di una pausa a giugno (al momento gli Ois prezzano un rialzo da 25p unti base con una probabilità di oltre il 30% dopo le parole di giovedì del membro votante Logan).
Mercoledì in calendario c’è anche la riunione della banca centrale neozelandese (attesa alzare di 25 puni base), e giovedì quelle di Turchia e Sud Africa con la prima attesa lasciare i tassi invariati e la seconda alzare di 50 punti base.
(foto ANSA)