Molte le distanze tra gli attori in gioco. Intanto, prevista per martedì alle 13 l’audizione di rappresentanti di TIM in commissione Lavori pubblici-comunicazioni al Senato
Potrebbe arrivare fino a 23 miliardi l’offerta di Kkr a Tim per Netco. Il fondo americano non svela il contenuto della proposta che ieri ha presentato né commenta le indiscrezioni, così come Tim, ma da Oltreoceano i rumors parlano di un margine di rialzo fino a 2 miliardi rispetto alla precedente offerta, legato a variabili dell’accordo da definire.
Intanto, Vivendi, primo azionista di Tim, è ancora delusa dai rilanci arrivati da Kkr e dalla cordata Cdp-Macquarie per la rete di Tim, secondo quanto riferito dalla stampa. I ritocchi alle offerte, peraltro soggette a caveat e condizioni, restano infatti lontani dai 30 miliardi di euro chiesti dal gruppo transalpino, riferiscono fonti vicine al dossier.
Vivendi, a quanto viene spiegato, si attende che il cda di Tim bocci le proposte e, nel caso in cui venissero portate in assemblea – che per i francesi dev’essere in sede straordinaria – lo farà direttamente in qualità di socio, facendo valere il suo 23,7% del capitale.
E, sulla trattativa per la società della rete di Tim “i tempi saranno probabilmente più lunghi di quello che uno immagina, vedremo quello che accade ma non drammatizzerei. Ci sarà bisogno di tempo e lo scenario è in evoluzione”. Lo l’amministratore delegato di Cdp, Dario Scannapieco, alla Festa dell’Innovazione 2023 del Foglio in merito all’offerta di acquisto presentata con Macquarie
Scannapieco sottolinea l’obiettivo dell’operazione. “L’Italia – dice l’a.d. di Cassa depositi e prestiti – è al terz’ultimo posto in Europa come utilizzo della fibra da parte di tutti noi, abbiamo due società che hanno sinergie che possono essere sfruttate perché non ha senso creare due reti per erogare il servizio. La scelta di separare la rete e sviluppare la concorrenza sui servizi come accade sull’elettricità o su altri fronti mi sembra una scelta, che è quella che ha portato avanti il managment di Tim, sostenibile“.
Infine, il fondo Macquarie, azionista con Cdp di Open Fiber, sta lavorando a un piano che prevede lo spacchettamento di Open Fiber, con l’acquisizione delle aree nere, quelle di maggior valore, da parte degli australiani mentre le aree bianche e grigie resterebbero in capo a Cdp.
Il piano, anticipato da Il Sole 24 Ore e confermato da fonti finanziarie, permetterebbe a Cdp di giocare a mani libere la partita sulla rete di Tim, non avendo vincoli finanziari legati alla presenza del fondo australiano, potendo inoltre contare su una dote finanziaria ulteriore derivante dal ‘divorzio’. Inoltre verrebbero rimosse le tematiche antitrust legate al fatto che Cdp e Macquarie sarebbero azionisti di entrambe le reti, non avendo rilevanza il fatto che Cdp sia proprietaria delle aree grigie e bianche: le prime sono quelle in cui non è previsto che nel giro di un triennio che ci sia più di un operatore di rete, le seconde, invece, sono quelle in cui non è presente alcun operatore e nessuno ha mostrato interesse ad investire.
Gli australiani, che devono ancora trovare la quadra con Cdp, avrebbero già avuto contatti con il Mise e il Mef per illustrare il loro piano. Se il progetto dovesse avere successo non è escluso che Cdp, autonoma nelle valutazioni finanziarie e senza vincoli regolamentari, e Kkr possano unire le forze per rilevare la rete di Tim.
LEGGI ANCHE Tim, quale sarà il futuro della rete italiana
(foto ANSA)