
Al Forum parleranno i principali banchieri centrali a partire, martedì, da Christine Lagarde per poi passare mercoledì ai governatori di BoE, BoJ e Fed
L’attenzione continuerà ad essere concentrata sulle banche centrali: a Sintra, in Portogallo, si terrà, da lunedì 26 a mercoledì 28 giugno, il Forum annuale della Bce che vedrà come tema di discussione la “stabilizzazione macroeconomica in un contesto di inflazione volatile”.
Al Forum parleranno i principali banchieri centrali a partire, lunedì, da Christine Lagarde per poi passare mercoledì ai governatori di BoE, BoJ e Fed. L’evento assume una rilevanza centrale in quanto potrebbero giungere indizi aggiuntivi sulle future mosse degli istituti.
In settimana da monitorare con particolare attenzione, venerdì, anche il dato sull’inflazione dell’Eurozona, che dovrebbe registrare un’ulteriore frenata (5,6% atteso dagli economisti e dagli inflation swap dal precedente 6,1%), mentre la componente core è attesa in lieve accelerazione per via principalmente dell’effetto confronto positivo sui prezzi dei trasporti pubblici in Germania che lo scorso anno, nel periodo giugno-agosto, erano stati ridotti.
Sul fronte macro, da tenere sotto osservazione, sempre venerdì, gli indici Pmi di giugno cinesi ed in particolare la componente manifatturiera che continua a rimanere sotto la soglia dei 50 punti. Negli Usa i dati di maggiore interesse saranno martedì la fiducia dei consumatori e il Pce core, ovvero la misura d’inflazione monitorata dalla Fed, che è attesa rimanere stabile al 4,7%.
Questa settimana i mercati hanno iniziato a prezzare banche centrali ancora più aggressive rispetto a quanto era uscito fuori dalle riunioni di Bce e Fed, in cui i due istituti si erano già distinti per posizioni nettamente da ‘falco’.
Jerome Powell ha ribadito che entro l’anno saranno necessari almeno altri due rialzi dei tassi, perchè la strada per riportare l’inflazione al 2% è “ancora lunga”. E la BoE è stata costretta a rialzare i tassi di mezzo punto percentuale, dopo che a maggio l’inflazione core nel Regno Unito è salita al 7,1%. Più in generale l’inflazione comincia a ridursi ma non quella ‘core’, che resta vischiosa e vicina ai massimi. Questo costringe le banche centrali a mantenere alta la guardia sui tassi, il che sta ormai innescando una recessione, sia in Europa sia negli Usa.
I dati sui Pmi di giugno sono andati malissimo, a dimostrazione che l’aumento dei tassi ci sta portando in recessione. In Germania il Pmi del settore manifatturiero è crollato. L’indice composito della Francia è scivolato ai minimi da febbraio 2021. Secondo gli esperti la speranza di un rimbalzo dell’economia euro nei prossimi mesi è sempre meno probabile.
Negli Usa l’indice Pmi manifatturiero ha registrato la maggiore contrazione da dicembre a 46,3 punti. Sono diminuiti anche i nuovi ordini ed è rallentato il Pmi servizi, che comunque è restato sopra 54 punti. “La fase successiva del miglioramento dei numeri dell’inflazione sarà più difficile“, commenta Carl Riccadonna, capo economista statunitense di Bnp Paribas, secondo il quale l’azione di inasprimento dei tassi “sta diventando sempre più dolorosa. E questo probabilmente comporterà una recessione nella seconda metà dell’anno”. Anche Torsten Slok, capo economista di Apollo Global Management, rileva che “l’unico modo per ridurre l’inflazione al 2% è quello di schiacciare la domanda e di rallentare l’economia.
Venerdì escono i dati sull’inflazione nell’Eurozona. La previsione è che a giugno l’indice generale registri un calo al 5,6% annuale, dal 6,1% di maggio, mentre l’inflazione ‘core’, che è l’osservata speciale, dovrebbe attestarsi dal 5,3% al 5,5%, in lieve accelerazione per via principalmente dell’effetto confronto positivo sui prezzi dei trasporti pubblici in Germania che lo scorso anno, nel periodo giugno-agosto, erano stati ridotti. Più in generale salgono, o comunque non rallentano i prezzi dei servizi, che sono i più difficili da mandar giù.
Venerdì escono i Pmi anche in Cina. Lì l’osservato speciale è il Pmi manifatturiero che probabilmente resterà sotto i 50 punti e che è importante per capire a che punto è la ripresa cinese, che finora non ha mostrato segnali particolarmente positivi. D’altra parte il Pmi manifatturiero cinese è strettamente legato all’andamento del commercio mondiale, che zoppica vistosamente.
(foto ANSA)