Le pensioni con decorrenza 2022 sono state 301.264 pensioni di vecchiaia, 260.515 pensioni anticipate, 52.655 pensioni di invalidità e 247.037 pensioni ai superstiti. L’importo medio è di poco più di mille euro
Il totale delle pensioni con decorrenza nel 2022 è pari a 861.471, per un importo medio mensile alla decorrenza di 1.177 euro. Lo rende noto l’Inps precisando che quelle con decorrenza nel periodo gennaio–settembre 2023 sono state 579.121 in totale, per un importo medio di 1.207 euro.
In particolare, per quanto riguarda le singole categorie, le pensioni con decorrenza 2022 sono state: 301.264 pensioni di vecchiaia (compresi gli assegni sociali), 260.515 pensioni anticipate, 52.655 pensioni di invalidità e 247.037 pensioni ai superstiti. Nei primi nove mesi 2023: 220.584 vecchiaia, 171.800 anticipate, 33.199 invalidità e 153.538 superstiti.
Analizzando le singole gestioni, il Fondo pensioni dei lavoratori dipendenti ha totalizzato 373.707 pensioni nel 2022 e 247.798 nei primi nove mesi 2023; seguono la gestione dipendenti pubblici con rispettivamente 148.169 e 92.202, artigiani (91.735 e 62.712), commercianti (81.725 e 55.257), parasubordinati (42.223 e 30.350) e coltivatori diretti, coloni e mezzadri (39.640 e 25.273). Gli assegni sociali sono stati 84.272 nel 2022 e 65.529 nei primi nove mesi del 2023.
Pensioni, sale la spesa: nel biennio 2023-2024 si porta al 16,2% del Pil
E i giovani di oggi? Andranno in pensione a 74 anni. Questa la sentenza del Consiglio Nazionale dei Giovani e del report nel quale si sottolineano come precarietà lavorativa e basse retribuzioni mettano a rischio il futuro delle pensioni giovanili.
L’analisi delle CNG in collaborazione con EU.R.E.S. decreta una triste verità: pensione a 71 anni per chi ha iniziato a lavorare nel 2020 ed ha 22 anni ma che diventa 74 anni per i lavoratori dipendenti con meno di 35 anni. Un’età che è a più alta tra tutti i Paesi europei e che coinvolge chi, per giunta, oggi affronta lavori precari e, per di più senza o quasi garanzie sociali a fronte, inoltre, di retribuzioni insoddisfacenti,
La conferma è nei numeri: nel 2021, i lavoratori under 25 hanno ricevuto il 40% della retribuzione media complessiva, e quelli tra i 25 e i 34 anni il 78%. Senza contare la tipologia di contratti, per lo più atipici. In questo caso si parla di una percentuale che nell’arco di 10 anni è passata dal 29,3% al 39,8% dei lavoratori.