
Il tribunale di Hong Kong ha deciso di rinviare l’udienza di liquidazione dal 30 ottobre al 4 dicembre, dando allo sviluppatore immobiliare cinque settimane per mettere in ordine la cassa
Risulta ancora sotto pressione il settore immobiliare in Cina ma questa volta i riflettori non sono puntati su Country Garden ma su Evergrande. Le azioni del colosso immobiliare cinese hanno toccato il minimo storico di 18,8 centesimi a Hong Kong crollando di oltre del 20% dalla chiusura di venerdì.
A fare crollare il titolo in Borsa è stata la decisione del tribunale di Hong Kong di spostare al 4 dicembre l’udienza che era stata fissata per oggi per liquidare la società, con un giudice dell’Alta Corte di Hong Kong che ha concesso un’ultima possibilità al promotore immobiliare più indebitato del mondo per procedere con un piano di ristrutturazione. In pratica gli sono state concesse altre cinque settimane per mettere in ordine la cassa. Il giudice dell’Alta Corte ha avvertito che è altamente probabile che venga emessa un’ordinanza di liquidazione, se entro quella data non sarà disponibile alcun piano di ristrutturazione.
Il piano è stato proposto ai creditori con un paniere di opzioni per scambiare il debito con nuove obbligazioni e strumenti legati alle azioni garantiti dal gruppo e dalle due unità, ma fonti affermano che non ha ottenuto il sostegno sufficiente da una classe di creditori.
Evergrande, che ha più di 300 miliardi di dollari di passività, è andata in default sul suo debito offshore alla fine del 2021 ed è diventata il simbolo di una crisi del debito che da allora ha travolto il settore immobiliare cinese.
Il settore immobiliare cinese rappresenta circa un quarto dell’attività della seconda economia mondiale. I suoi problemi hanno scosso i mercati globali e hanno spinto Pechino a adottare una serie di misure per rassicurare investitori e proprietari di case.
Una liquidazione di Evergrande, che a fine giugno quotava un patrimonio totale di 240 miliardi di dollari, provocherebbe ulteriori onde d’urto sui mercati dei capitali già fragili.
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