Evergrande ha proposto un nuovo piano di ristrutturazione del debito per gli obbligazionisti offshore (esteri), offrendo di scambiare i loro bond con una quota azionaria di circa il 30% in ciascuna delle due controllate quotate a Hong Kong
Evergrande ha proposto un nuovo piano di ristrutturazione del debito per gli obbligazionisti offshore, offrendo di scambiare i loro debiti con una quota azionaria di circa il 30% in ciascuna delle due filiali dello sviluppatore quotate a Hong Kong. Lo hanno riferito a Reuters due fonti a conoscenza della questione.
Gli obbligazionisti offshore della società immobiliare, che detengono circa 19 miliardi di dollari di debito, probabilmente subiranno un grosso taglio sui loro investimenti se accetteranno i nuovi termini.
Ai creditori verranno assegnate le azioni esistenti delle due unità, ha detto la prima fonte, in un accordo che dovrà essere approvato dalle autorità di regolamentazione cinesi. La seconda fonte afferma che il nuovo piano è stato guidato da un comitato di lavoro sotto il governo provinciale del Guangdong meridionale che ha supervisionato la ristrutturazione di Evegrande dalla fine del 2021, dopo che lo sviluppatore è andato in default sui suoi debiti. Inutile dirsi che accettare la proposta sarà fondamentale per la sopravvivenza del colosso immobiliare cinese zavorrato da oltre 300 miliardi di dollari di debiti
La sfida più grande che attende Evergrande sarà convincere i suoi creditori ad accettare la proposta. Un arduo compito visto che le azioni delle unità in cui verrà offerta la partecipazione agli obbligazionisti, Evergrande Property Services Group ed Evergrande New Energy Vehicle Group, sono diminuite di oltre l’80% quest’anno a causa dei problemi del debito di Evergrande.
Stamattina il loro valore di mercato combinato era di soli 9 miliardi di dollari di Hong Kong (1,15 miliardi di dollari), con la società madre che detiene il 52% del ramo immobiliare e il 59% della società automobilistica.
Evergrande ha riferito che al 30 settembre vantava un totale di oneri scaduti per 280,8 miliardi di yuan, pari a 38,4 miliardi di dollari. Il gruppo di Shenzhen, in un file inviato alla Borsa di Hong Kong, ha comunicato anche di avere quasi 2.000 cause legali pendenti per un controvalore di 453,4 miliardi di yuan (62 miliardi di dollari). E’ chiaro quindi che non sarà facile risollevarsi.
Il Fondo Monetario Internazionale ha avvertito che la debole ripresa della Cina e il rischio di una crisi immobiliare più prolungata potrebbero intaccare ulteriormente le prospettive economiche dell’Asia. Nel suo World Economic Outlook pubblicato il mese scorso, il FMI ha tagliato la stima di crescita per l’Asia per il prossimo anno al 4,2% dal 4,4% previsto ad aprile, e in calo rispetto al 4,6% previsto per quest’anno.
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