I dati sull’inflazione sono risultati più freddi del previsto rafforzando cosi’ le aspettative che la Fed abbia terminato il ciclo restrittivo di politica monetaria
Wall Street ha chiuso in netto rialzo nel giorno in cui i dati sull’inflazione sono risultati più freddi del previsto rafforzando cosi’ le aspettative che la Fed abbia terminato il ciclo restrittivo di politica monetaria.
I dati hanno mostrato che i prezzi al consumo negli Stati Uniti sono rimasti invariati a ottobre a causa del calo del costo della benzina e l’inflazione sottostante ha mostrato segni di rallentamento.
Nei 12 mesi fino a ottobre, l’Ipc è salito del 3,2% dopo essere aumentato del 3,7% a settembre, mentre gli analisti avevano previsto un aumento del 3,3% su base annua.
Il Dow Jones è salito dell’1,43% a 34.827 punti, l’S&P 500 è migliorato dell’1,91% a 4.495 punti e il Nasdaq è avanzato del 2,37% a 14.004 punti.
Come riporta Agi, dopo la pandemia di Covid i prezzi sono saliti alle stelle negli Stati Uniti come nel resto del mondo, e l’inflazione ha raggiunto il livello piu’ alto in oltre 40 anni nel giugno 2022 al 9,1%, per poi scendere fino al 3% un anno dopo. Ma, spinta dai prezzi delle case e della benzina, quest’estate ha ripreso a salire. Nel frattempo è sceso anche il rendimento dei Treasury Usa a 10 anni. Dopo il dato sull’inflazione il tasso ha ceduto oltre 10 punti base al 4,46%, il livello più basso in sette settimane, rafforzando le aspettative che la Fed possa alzare i tassi di interesse dopo la sua storica campagna restrittiva.
La speranza degli investitori è quindi che i tassi siano sufficientemente restrittivi da riportare l’inflazione all’obiettivo della Fed, favorendo il sostegno ai titoli di Stato a lungo termine e compensando le scarse aste e il declassamento delle prospettive di Moody’s.
Gli ultimi dati potrebbero deporre a favore di una terza pausa negli aumenti dei tassi alla prossima riunione della Fed, a meta’ dicembre. Anche se i funzionari della banca centrale non perdono occasione per ribadire che l’inflazione e’ certamente diminuita, ma resta tuttavia troppo alta.
E che, se necessario, non esiteranno ad apportare ulteriori rialzi dei tassi. E la tanto annunciata recessione? Molti economisti ora credono che gli Stati Uniti alla fine potrebbero scamparla.
Sul listino, invece, occhi ancora puntati su Microsoft che ha chiuso con un progresso del +1,08% a quota 370,63 dollari per azione, su livelli sempre record per il titolo sulla scia dell’ottimismo legato alle opportunià dell’intelligenza artificiale.
Sul fronte delle materie prime, infine, si segnala che il prezzo del petrolio ha chiuso invariato al Nymex attestandosi a 78,26 dollari al barile. Il Brent invece ha terminato al mercato dei future di Londra in leggero rialzo a 82,47 dollari (+0,06%). A sostenere le quotazioni, le dichiarazioni dell’Opec secondo cui i fondamentali del mercato sono rimasti forti e il recente calo dei prezzi e’ attribuibile agli speculatori. Nel suo report mensile, l’Opec ha alzato le previsioni per la crescita della domanda globale di Petrolio nel 2023 a 2,46 milioni di barili al giorno, citando robuste tendenze di crescita globale e un mercato petrolifero sano. Il dossier rileva inoltre che le importazioni di greggio della Cina sono rimaste alte, come anche i margini di raffinazione asiatici.
Inoltre, i prezzi sono stati sostenuti dalle limitazioni statunitensi alle esportazioni petrolifere russe a causa delle sospette violazioni delle sanzioni occidentali da parte delle compagnie di navigazione.
(foto SHUTTERTOCK)