Il punto di Pierre Veyret, analista tecnico ActivTrades
Il 2023 è ormai alle porte: è tempo di bilanci e prospettive anche per i mercati finanziari. Pierre Veyret, analista tecnico di ActivTrades, ha analizzato l’andamento dei mercati per l’anno che sta per chiudersi e ci ha spiegato le variabili che detteranno il trend nel 2024.
Pierre com’è andato secondo lei quest’anno per i mercati azionari?
«È stato un anno positivo nel complesso. Nonostante la mossa correttiva vista durante l’estate, la maggior parte dei benchmark chiude il 2023 in territorio verde, con le azioni Tech che registrano le migliori performance. Questa crescente propensione al rischio è stata principalmente guidata da un atterraggio morbido da parte delle banche centrali in seguito a dati economici rassicuranti che mostrano economie resilienti, mentre le speranze monetarie dovish hanno contribuito a registrare nuovi massimi di mercato alla fine dell’anno».
Perchè le migliori performance dei titoli tech?
«Il settore tech è andato bene per svariati motivi. Intanto c’è da dire che le politiche di riduzione dei costi avviate durante la pandemia hanno reso queste aziende molto più redditizie. Bisogna poi segnalare il boom dei semiconduttori ed i prezzi bassi delle terre rare, utilizzati in modo significativo nello sviluppo di tecnologie verdi. A contribuire alle loro performance positive vanno segnalti l’appetito per l’intelligenza artificiale e per le industrie dell’e-gaming/e-sport e la ripresa della corsa al rialzo sui cripto mercati. In generale, gli investitori professionisti e gli hedge fund stanno aumentando la loro esposizione ai titoli TECH poiché sono visti come il megatrend futuro (grazie alla crescente digitalizzazione delle nostre società) proprio come lo era, ad esempio, il settore PETROLIO negli anni ’60/70».
Di Piazza Affari cosa mi dice? E’ stato un anno positivo come ha detto tempo fa la Meloni in una informativa al Parlamento?
«Dal punto di vista del mercato è stato sicuramente un anno molto positivo per i titoli italiani poiché l’indice FTSE MIB sta chiudendo il 2023 vicino a un massimo storico. Sul piano politico, però, la performance del governo Meloni, così come la sua valutazione rimangono miste. Evidentemente è riuscita a portare avanti alcune sue riforme come la promozione del cosiddetto “orgoglio italiano” (focus sul made in Italy, lo stimolo al rilancio del turismo, il bando delle parole inglesi nella lingua), il sostegno alle famiglie italiane per aumentare le nuove nascite, la spesa per fondi Covid UE per potenziare le infrastrutture. D’altro canto, non è riuscita a frenare l’immigrazione clandestina né a riformare la costituzione del paese per quanto riguarda l’elezione diretta. Al di fuori dell’Italia, gli altri paesi dell’UE rimangono rassicurati dal fatto che la nazione non ha voltato le spalle all’Ucraina nel contesto del conflitto militare contro la Russia, come molti temevano che potesse accadere con il governo di estrema destra della Meloni al potere».
Cosa dobbiamo aspettarci nel 2024?
«È probabile che i mercati azionari rimangano fortemente legati a ciò che accadrà sul fronte monetario. Infatti, se l’inflazione continua a scendere, gli investitori probabilmente si rallegreranno del fatto che le banche centrali avranno meno bisogno di mantenere la pressione sulle economie con tassi di indebitamento più elevati. Naturalmente, c’è ancora molta strada da fare prima che la BCE e la FED procedano con i tagli dei tassi. Tuttavia, il mercato dovrebbe continuare a scontare questo probabile futuro che porterà a politiche monetarie sempre più accomodanti».
Insomma il 2023 è stato un anno controverso per i mercati finanziari, frenati per gran parte dell’anno dalle scelte di politica monetaria delle banche centrali, improntate ad una politica restrittiva per combattere l’inflazione. Poi, è partito un ampio rally delle Borse mondiali, che hanno salutato la promessa di possibili tagli dei tassi nel 2024. Ora il trend positivo dovrebbe continuare ma tutto dipenderà dalle prossime decisioni delle Banche centrali e da quello che accadrà sul fronte macro-economico.
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