
Oggi sono arrivati in Europa circa 40 milioni di metri cubi di gas russo, in linea con il dato dei primi giorni di gennaio. Ma nel 2022 erano 174 milioni
La russa Gazprom ha comunicato che nel corso della giornata spedirà 40,5 milioni di metri cubi di gas all’Europa attraverso l’Ucraina, lo stesso quantitativo inviato ieri e in linea con i 42,4 milioni di metri cubi spediti venerdì.
Nonostante la riduzione dei flussi e lo studio di un embargo totale, quindi, gli Stati europei continuano a ricevere il gas di Gazprom attraverso i metanodotti che passano sotto l’Ucraina.
Il tutto ovviamente rispettando dei paletti, stabiliti dalla stessa Ue. Il primo stabilisce che le forniture russe vengano accantonate in “modo proporzionato e mirato” dagli Stati membri. Tradotto: come riferisce il Financial Times, questo impianto regala alle società del Vecchio Continente una base legale per poter cancellare i contratti con i fornitori russi di gas senza pagare grossi risarcimenti. La lunga e radicata parentesi dell’Ue dipendente dal gas russo potrebbe dunque esaurirsi presto.
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Il taglio delle forniture russe riguardano sia l’import via gasdotto sia quello di GNL (gas naturale liquefatto). Si parla di decine di milioni di metri cubi di gas al giorno, scesi dai 174,8 milioni del 2022 e dai 77,6 milioni del 2023 ai 40,7 milioni di metri cubi di inizio 2024.
Anche le forniture di gas naturale da parte di Gazprom sono calate: -55,6% nel 2023, secondo i dati Reuters relativi al gruppo europeo di trasporto del gas Entsog. La crescente domanda di GNL da parte dell’Europa è stata soddisfatta soprattutto dagli Stati Uniti, oltre che da Qatar e Australia.
L’intento di Bruxelles è però quello di chiudere del tutto i rubinetti. Le istituzioni comunitarie stanno infatti lavorando per finalizzare la legislazione che consentirebbe agli Stati membri di vietare completamente il gas russo importato tramite gasdotti e il GNL, a quasi due anni da quando l’invasione su vasta scala dell’Ucraina da parte di Mosca ha spinto il blocco ad iniziare a liberarsi degli idrocarburi russi.
(foto ANSA)