
A rischio soprattutto piccole e medie imprese
La crisi nel Mar Rosso ha costretto molte azienda ad un cambio delle rotte internazionali sul commercio marittimo. Un cambio che ha portato molte aziende a preferire la circumnavigazione del continente africano con un forte aumento di costi e tempi. Tutte zavorre le piccole e medie imprese non sempre sono in gradi di reggere vista anche la mancanza di approvvigionamento. A queste si aggiungano anche le piccole imprese di logistica e trasporti e le regioni particolarmente vocate al commercio via mare e caratterizzate dalla presenza di porti di grandi dimensioni.
A fare i conti è stata Confartigianato che ha calcolato in 8,8 miliardi di euro ovvero 95 milioni al giorno, i danni per il commercio estero italiano dall’inizio delle tensioni (novembre 2023) e il gennaio 2024. Per l’Italia, nello specifico, il rischio per le micro e piccole imprese che vedono una quota di export manifatturiero verso i paesi extra Ue del 32,7% sul totale europeo.
Senza contare quelle del settore trasporti, soprattutto considerando la natura geomorfologica della nazione che, in quanto penisola, ha un ampio confine con il mare. Nelle 14 province in cui sono localizzati i 15 maggiori porti con almeno un milione di tonnellate di merci movimentate attraverso il Mar Rosso si teme per un fatturato che vede a rischio 2,5 miliardi di euro, 13.000 imprese.
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