Si sono conclusi i lavori del Congresso nazionale del popolo, ramo legislativo del Parlamento cinese, che, durati una settimana, non hanno visto il consueto intervento del leader Xi Jinping. Una rottura con la tradizione confermata anche da un annuncio ufficiale che cancella l’appuntamento per il resto della legislatura. Le conferenze del leader cinese sono un raro esempio di interazione con la stampa sebbene si sia sempre trattato più che altro di un evento tipicamente di natura cerimoniale. Infatti vero potere è in mano al Partito Comunista guidato da Xi. Gli annunci fatti dal Congresso restano però un faro che indica la direzione presa dai vertici politici.
Tra i punti fermi che, però, sono stati resi noti, ce ne sono diversi. Confermata la politica di protezione ambientale e l’impegno a ridurre il consumo di energia per unità di PIL di circa il -2,5% nel 2024. Inoltre è stato fissato un obiettivo di crescita del 5% circa per il 2024 , come affermato dal premier Li Qiang all’inizio degli incontri con un ampio sostegno all’industria, al primo posto nella lista delle priorità di Pechino per il prossimo futuro. Un target, quello del 5% che “non sarà facile” da raggiungere: crisi immobiliare, consumi stagnanti, deflazione e disoccupazione giovanile rappresentano infatti delle vere e proprie incognite. Deluse l attese degli analisti sull’arrivo di maggiori stimoli. Pechino ha fissato un target di deficit/Pil al 3%, in calo rispetto al 3,8% finale del 2023.
Sotto tono, inoltre, il quadro fatto per il settore immobiliare che, con ogni probabilità, potrebbe non poter più contare sugli incentivi finora ricevuti. Il ministro dell’edilizia abitativa e dello sviluppo urbano-rurale Ni Hong ha infatti affermato che coloro che “danneggiano gli interessi delle masse” saranno indagati e puniti.