Tim va avanti con il piano 2024-2026. Non cambia nulla, anzi l’ad Labriola, assieme agli advisor, ha illustrato al consiglio quanto è successo sul titolo, spiegando ai consiglieri che le cause che hanno scatenato il nervosismo dei mercati non sono da attribuire al piano. Era stato infatti convocato un CdA straordinario per fornire ai consiglieri un’informativa sull’anomala discesa del titolo giovedì, quando in occasione della presentazione al mercato del nuovo piano industriale Free to run è crollato di quasi il 24%, con scambi boom per oltre il 13% del capitale. Ma la presentazione dei nuovi progetti di Tim senza la Rete non c’entrano nulla con il crollo in Borsa e quindi la riunione è stata soltanto un’informativa e si è conclusa senza la necessità di alcuna delibera.
Ma la società ne ha approfittato per fare alcune precisazioni. In particolare, ha detto che il debito netto pro-forma al netto del deleverage stimato per l’operazione Netco, pari a circa 6,1 miliardi di euro al 31 dicembre 2023, è atteso alla fine del 2024 pari a circa 7,5 miliardi di euro. Tale variazione è riconducibile a sia alla gestione ordinaria, ovvero l’EBITDA AL al netto degli investimenti, gli oneri finanziari, l’andamento del Net Working Capital (NWC), le minorities di TIM Brasil e la componente tasse e altri oneri, e la gestione straordinaria, ovvero impatti connessi all’operazione Netco quali i costi da separazione, gli eventuali impatti da price adjustment e ulteriori partite relative al Net working Capital (si veda pag. 64 della presentazione del CMD 2024.
Quanto ai flussi di cassa 2025-2026, TIM precisa che nel 2025 il Net cash flow è atteso intorno allo zero e nel 2026 intorno a 0,5 miliardi di euro.
Tim conferma, quindi, la guidance 2024-2026 e precisa, inoltre, che “eventuali upside alla guidance potrebbero derivare dagli earn-out connessi all’operazione Netco e dalla possibile cessione di Sparkle, il cui processo è tutt’ora in corso“.