«Anche se con un percorso accidentato, la Bce prevede che l’inflazione rientro al valore obiettivo del 2% nel 2025. E se le nostre valutazioni aggiornate sulle prospettive di inflazione, sulle dinamiche di fondo e sulla della trasmissione della politica monetaria dovessero aumentare la nostra fiducia che stia convergendo verso il nostro obiettivo in maniera sostenibile, sarà appropriato ridurre l’attuale intonazionel’attuale livello di restrizione della politica monetaria». A parlare così è il capo economista della Bce, Philip Lane, intervenendo a un convegno a Dublino.
«Ci si attende che l’inflazione complessiva oscilli intorno ai livelli attuali nel breve termine a causa degli effetti base nella componente energetica e dell’inversione dell’effetto al rialzo derivante dall’anticipazione della Pasqua sull’inflazione dei servizi a marzo – ha aggiunto. – Anche se l’inflazione dei servizi dovrebbe diminuire leggermente nel breve termine, si prevede che rimanga relativamente elevata per gran parte dell’anno».
Lane ha ricordato che a giugno il Consiglio direttivo potrà avvalersi delle previsioni economiche aggiornate e dei dati su salari e utili delle imprese che saranno stanno stati pubblicati a inizio mese.
Intanto la scorsa settimana la Bce ha deciso di lasciare ancora una volta i tassi fermi al 4,50% per la quinta volta consecutiva nel ciclo di rialzi cominciato a luglio 2022. In particolare il tasso sui rifinanziamenti principali resta fermo al 4,50%, quello sui depositi al 4%, e quello sui prestiti marginali al 4,75%.